Prossimo Obiettivo

lunedì 30 marzo 2009

Ripresa - Vola Ciampino

Dopo una settimana di riposo totale dalla corsa, ho ripreso a muovere le gambe.
Subito dopo la maratona mi sono iscritto alla VolaCiampino, per obbligarmi a riprendere.

Fino a mercoledì, ho dato retta ai rumori provenienti dalle periferie del mio corpo. In particolare le stazioni polpacci, femorali e quadricipiti mandavano segnali di agitazioni in corso, di scioperi organizzati dai Cobas dei distretti muscolari con il risultato del blocco totale della circolazione e della corsa.
Poi il ginocchio dx ed il gomito sx, oggetto di pesanti offese patite nel corso di una importante manifestazione svoltasti la scorsa domenica, continuavano e continuano a farsi presenti. Chiedono un periodo di rigenerazione biologica. Accordato

Insomma mi son avvicinato alla gara con spirito da corsa rigenerante e di ripresa.

Sono stato accolto da un bel mucchio di persone, e da un vento che mostrava tutto il suo entusiasmo per la nostra presenza. Agitava bandiere in modo impetuoso, abbatteva segnalazioni, provava a frenare i cavalli di razza che volevano mangiarsi la strada.
Saluto al volo ( siamo o no alla VolaCiampino) Marcaurelio, nel sottopasso della stazione, Reciproci incoraggiamenti e via.

Le modifiche apportate al percorso dello scorso anno, hanno reso più impegnativa la prova. 
Infatti dopo un primo chilometro corso con disinvoltura e quasi come riscaldamento, ecco iniziare un lunga sequela di strade in leggera pendenza. Ognuno di questi tratti sembrava non finire mai, ogni tanto qualche svolta in un una stradina di raccordo e poi subito un altro stradone in pendenza lungo lungo. Così fino al settimo chilometro ed oltre. Una  pendenza leggera  che qualche volta degredava in falso piano, ma che alla lunga incideva nei muscoli. 

Il vento continuava la sua festa, tanto che dopo il secondo chilometro non sono più riuscito a
segnare un tempo intermendio per mancaza di segnalazioni, causa abbattimento dovuto al sig. Eolo.
Dopo il settimo km, quasi in prossimità dell'ottavo iniziava  una lunga e leggera discesa che ci ha portato  al traguardo.
Verso l'ottavo chilometro provavo a sgranchire un pò le gambe, legnose sin dalla parteza. Gambe senza brillantezza che  ancora portavano i segni della maratona.
Una leggera progressione e chiusura con sprint.

Insomma un buon allenamento rigenerante corso in compagnia del mio collega Marco e di Eolo, per realizzare un rientro non traumatico. Tempo finale 51:48 (51:43 RT).

giovedì 26 marzo 2009

La mia Maratona di Roma

Come promesso torno a scrivere sulla mia prima maratona.

Sono passati alcuni giorni ed adesso il ricordo si fa dolce , fa dimenticare le fatiche e le sofferenze e ingigantisce ed esalta i momenti dolci ed emozionanti.

La nostalgia si fa cornice dello splendido quadro che è stata la corsa dentro il cuore di Roma.

Sono in fondo alla gabbia D, il Colosseo fa da sfondo, e dietro di me ci sono i primi e più assatanati della folla degli 80.000 della stracittadina.

Faccio loro una foto, sono anche loro, attori protagonisti di questo splendido film in pellicola a 42 mm.

Primo sussulto del gruppo, sono partiti gli atleti diversamente abili, in sella ai loro fieri cavalli meccanici.

Poi comincia il count-down scandito a squarcia gola da 15.000 anime.

10…3 2 1 Boom. Partiti.

Il grande drago sussulta, il serpente alato si srotola lento e affannosamente cerca di librarsi in aria.

Io sono ancora fermo, qualche passo e lentamente mi avvio, il cuore in gola, il pensiero rivolto al Cielo a salutare i miei compagni di viaggio di lassù. Sarà una dolce compagnia.

Sono passati quasi quattro minuti e finalmente anche io attraverso la linea della partenza. Faccio partire il mio aggeggio elettronico.

Primi tentativi di corsa, subito frenati, in una danza sbilenca, attento a dove mettere i piedi. Eccomi scorrere sul lato sinistro la “Grande macchina da scrivere bianca” e subito dopo la splendida scalinata che porta al Campidoglio.

Si scollina facilmente e ci si butta per la discesa che porta all’anfiteatro Marcello. Vedo una spazio un pò più sgombro sul marciapiede. Ci vado, accelero un po’ , qualche centinaio di metri. Il gruppo ha un sussulto, io un gemito, ed ecco sono steso per terra. Un pugile che al primo round becca un montante spaventoso. Mi rialzo, controllo la carrozzeria, ammaccature sul ginocchio destro, sul gomito sinistro. La mano destra indolenzita. Cammino, muovo il braccio e non sento dolore, provo a correre e il ginocchio non mi rimanda segnali. Vedo banchi del rifornimento e spero di poter prendere un po di acqua per ripulire le ferite, ma sono per il 39 Km. Adesso sono chiusi. Ricontrollo il gomito, vedo un po di rosso, Sarà vino, no è la botta che è anche una sbucciatura.

No, non mi fermo, mesi e mesi di chilometri, no, non mi fermo.

Adesso riprendo a correre fluido, bisticcio con l’arnese elettronico, non mi vuole più segnare dove siamo. Lo spengo, impulso deforme dell’informatico che per prima cosa fa “spegni e riaccendi”.

Il Circo massimo è dietro di noi è già si intravede la punta delle Piramide Cestia (non facciamo i puntigliosi lo so che è coperta da Porta San Paolo :D)

Passiamo sotto il ponte della ferrovia. L’aggeggio elettronico si è rimesso a funzionare, non mi segnerà più il percorso totale, ma potrà tornarmi utile per saper il passo.

Ecco viale Marconi, il primo ponte sul Tevere. Giriamo a destra.

Arriva il chilometro 8. Chilometro Alessia.

Un grido nell’aria:” Ciao Alessia”, un amicizia che è adesso legame tra Terra e Cielo.

La corsa si fa preghiera, un lungo Rosario di chilometri, un intimo rapporto tra chi corre chi è di la, nella memoria e nei cuori di chi ha amato.

Adesso corriamo vicino al grande mercato domenicale di Roma, Porta Portese, la gente ai lati della strada, incita caldamente. La mia corsa è sciolta, ho fatto già qualche rifornimento, e ho versato abbondante acqua sulle abrasioni. Brevi dialoghi con i miei compagni di strada, ed ecco affiancati i palloncini delle 4:15.

Adesso il Tevere ci scorre contro corrente sulla sinistra. Arriviamo alla Bocca della verità. Ricordo la prima volta che mia figlia infilava timorosa e riottosa la mano nella bocca.

Il gruppo dei Bancari romani festeggia rumorosamente il mio passaggio al 13 chilometro. Non sono in affanno è veleggio con un ritmo intorno ai 5’:20”.

Passiamo davanti alla Sinagoga, il Rosario di chilometri, si fa multi religioso. Occasione per meditare sul dialogo interreligioso tra Uomini della stessa Terra. Giriamo intorno a CastelSantAngelo, incontro una splendida scolaresca, in fila a bordi della strada.

Tutti protendono “il cinque”, è per me un invito e mi sposto verso di loro, parte una una sequela di “cinque” che diventano “cinquanta” e poi “cento”. E’ una spinta emozionale che diventa energia pura, carburante e spinta a proseguire.

Subito dopo giriamo sulla nostra destra. Si presenta a noi maestosa la Basilica. Piazza S.Pietro ed il suo colonnato che si protendono in un abbraccio verso i maratoneti. E’ uno spettacolare”cinque” che ti offre la Storia. La storia di questa città, che si intreccia con la storia di “Un uomo venuto da lontano”. Chilometro Karol. Un pensiero vola a Giovanni Paolo II, amico di tanti anni.

Non resisto , una foto e via. Passiamo sotto l’arco, costeggiamo le Mure vaticane e siamo già a piazzale Clodio.

Intravedo i palloncini rosa delle 4 ore.

Incontriamo un nutrito gruppo di supporter svizzeri, armati di campanacci, tric trac e altri strumenti sonori e fracassoni. Splendidi e roboanti, una vera onda d’urto, grandemente gradita, in corrispondenza del chilometro 18.

Raggiungo le retrovie del gruppo delle 4 ore. Ci vogliono circa 2 chilometri per prenderne la testa. Sono capitanati da una ragazza che spesso incontro nei miei allenamenti. Li supero e quando giungiamo al gonfiabile della Mezza me li sono lasciati indietro di qualche centinaio di metri.

Tempo della mezza 1:59:46 in linea con il mio obbiettivo principale di finire sotto le 4 ore, un pò troppo per il mio sogno recondito e velleitario di finire entro le 3:45

Incontriamo un gruppo di cinesi, vedono un loro connazionale che sta correndo e parte l’incitamento. “Folza, Folza”, fantastico da sentire.

Arriviamo al chilometro 23, una bolgia infernale di ritmi e suoni invadono la strada. E’ lo spazio animato dal Forum Sport Center, una bella spinta.

Chilometro 23, Chilometro Rosa, ciao sorella sò che mi stai incitando da lassù, magari brontolando, ma sento il tuo incitamento, mi arriva al cuore che pompa con più forza il sangue versi i muscoli, che cominciano ad accusare la stanchezza.

Chilometro Antonio. Ecco il chilometro 25. Ciao papà, sono venticinque anni che non ti vedo, ma ti sento dentro di me.

Siamo sulla tangenziale, la auto ci camminano lentamente affianco, qualcuno brontola, altri, sorpresa, incitano ed applaudono. Bello. Miracolo a Roma.

Banchetto del rifornimento gestito da amici. Saluto al volo Brant.

Circumnavighiamo la Moschea. Ecco la maratona dei popoli, la maratona che si vuole fare messaggio di dialogo, mi piace. Simbolo di Pace e di multiculturalità, anche questo serve.

Siamo adesso sulla strada del ritorno, reincontriamo il Tevere che questa volta ci scorre parallelo e placido sulla destra. Lungotevere Flaminio. Reprimo esigenze fisiologiche, le coscie sentono salire strani formicolii, il fondoschiena anche, in compenso i polpacci spingono ancora placidi.

La mente cerca pensieri distraenti, chi mi portino in una sorte di Nirvana, che mi estraneino dai segnali che mi manda un corpo sempre più martoriato.

Chilometro 31, chilometro Giampiero. Un saluto corre all’amico di Roma che abitava a Padova, con il cuore dentro la sua amata Roma. Un grido silenzioso risuona nella mia testa           “ Monte Acero uber alles”, che voleva dire amicizia e fraternità verso tutti. Lo so che ci sei. Prima o poi la Maratona di Padova la farò per te.

Dal Cielo alla terra, l’amicizia si manifesta con un orso che si veste da gabbiano e viene a prendermi per portarmi all’arrivo. Benarrivato Yogi.

Sotto la sua ala protrettrice e trainante ci inoltriamo nel cuore fantastico di Roma. In rapida successione, (rapida non sarebbe il termine più appropriato), Ara Pacis, piazza Navona, (graditissimo il saluto e l’incitamento di Ines, energia pura per i miei muscoli), la bellissima Sant’Andrea della Valle, Torre Argentina. Sfioriamo piazza Venezia, e ci buttiamo su via del Corso. Yogi mi incita e mi gestisce la logistica e i rifornimenti, a me non resta che correre.

Al chilometro 35 cerco di farmi riprendere dalle telecamere, del punto di controllo. "Effetto grande fardello”.

Entriamo in piazza del Popolo, passiamo il 37 chilometro affaticati, cigolanti, ma ancora vivi. I cubetti di porfido, altrimenti noti come sanpietrini, cominciano a scavare gallerie nei miei arti inferiori e non solo. Ci incanaliamo in via del Babbunio, una volta sede della mitica RadioRai, entriamo in Piazza di Spagna, uno sguardo alla Scalinata di Trinità dei Monti. La gente lungo il percorso è calda. Marco grida all’incitamento e la folla risponde.

Ecco un gruppo di francesi che grida “AllezAllez”, aiuto morale e fisico, si va avanti con quel poco che rimane da spendere.

Dietro di me sento urla al tempo stesso belle e per me inquietanti, sono quelli dei palloncini delle 4 ore che sono in lento ma inesorabile recupero su di me. Svoltiamo su via del Tritone e poi nella stradina che ci porta a Fontana di Trevi. Manca poco ormai come poche sono le mie energie muscolari. Una candela che lentamente si sta spegnendo.

Ed ecco cominciare ad intravedersi una sagoma tanto attesa quanto temuta. Colori cupi e ottenebranti.

"Siore e siori ecco a voi il grande protagonista, l’unico, l’immarcescibile, l’immancabile": il MURO. La testa vuole fermarsi, va in autoconservazione, è l’istinto di conservazione che chiede al corpo di fermarsi di dargli tregua.

Il gruppo della 4 ore mi raggiunge. La salitella che ci porta a Piazza Santi Apostoli sembra l’Everest. Cammino per 50 metri, ma non è una sconfitta.

Mi aspetto il 38 chilometro ed ecco apparire la bandiera del trentanovesimo. Chilometro Chiara, “fare di ogni ostacola una pedana di lancio”. Un saluto mi parte dall’anima a questa maestra di vita e trovo nuovo slancio a spingermi contro la corrente dei miei dolori, delle mie paure, del desiderio di fermarsi.

Discesina verso piazza Venezia, il traguardo è li, ma bisogna circumnavigare l’America, senza la scorciatoia del canale di Panama. Bisogna passare, per lo stretto di Magellano, per le Forche Caudine. Montagna del Campidoglio, altra breve passeggiata, per preservare quello che rimane delle mie gambe, con la mente che implora pietà.

Discesa del Teatro Marcello, poco meno di quattro ore fa ero per terra e ad un passo dalla resa. Invece dopo quasi 40 chilometri sono ancora qui a correre. Trombetta ed incitamento, è il Presidente, zio Luciano, a guidare la banda dei Bancari ad incoraggiare tutti i suoi ed anche gli altri. Grazie.

Altra salita, altra brevissima camminata, ed ecco il Circo Massimo. Ora si corre solo con la testa.

I palloncini della 4 ore se ne vanno.

Mi guardo attorno e finalmente vedo Moglie e Figlia, intravedo il loro viso preoccupato ed al tempo stesso orgoglioso. Il loro incitamento è come azionare la dinamite in me, un’esplosione energetica che si trasforma in azione propulsiva. I sanpietrini, non fanno più male.

L’orso Yogi, non mi ha abbandonato, è ancora li a gridare e a sospingere. Quarantunesimo chilometro, merita le lettere non le cifre, esprime la lunghezza di quanto percorso, “qurantuno chilometri e non 41 Km.
Adesso vedo il Colosseo, è davanti a me, l’ultima salita, riaffianco il gruppo della 4 ore e li supero di slancio (non ridete...). La salita diventa
liscia e piatta, è la Grande Prateria di Manitù. Ora il Colosseo è sulla mia sinistra ed il traguardo è davanti.

Chilometro quarantadue, un pensiero a tutti gli amici di ieri e di oggi, a quelli che verranno e a quelli che non sono più qui, “ma di là”. Il Rosario di chilometri è al suo mistero finale. L’uomo di fronte ai suoi limiti, di fronte ai suoi muri, può andare oltre. La preghiera della strada penetra il mio cuore.

Un saluto anche ai nuovi arrivati, una promessa da mantenere. Ultimi cento metri, benvenuto Ruben.

Arrivato. Chilometro quarantadue e 195 metri. "3 ore 58 minuti 54 secondi"

Il real time dirà 3h 55' 42"

Abbraccio l’orso, che non è stato fermato da nessun cacciatore. E’ li sul traguardo con me. Bellissimo. Poi un abbraccio a Patrizia che ricambia, ebbra anche ella di stanchezza dopo i suoi quarantadue chilometri.

Non ci sono più dolori, perché non ci sono più le gambe, i muscoli non si sentono più, perché sono spariti. Vedo tanti guerrieri della lunga corsa, spossati, e stesi su quella strada che poco prima calpestavano. Adesso la medaglia e la gioia profonda che gusterò meglio nei giorni a venire.


PS: Per chi fosse giunto alla fine di questo resoconto, una medaglia al valore e un grazie caloroso.

domenica 22 marzo 2009

MaraRoma: Sono arrivato


Comincio da un vero atto di amicizia. Il gabbiano Yogi che mi ha accompagnato, sostenuto, spinto(no,  non come Dorando!), per gli ultimi infiniti 10 Km,  fin sulla linea dell'arrivo, superando lo sbarramento dei doganieri di quelli senza pettorale, ma con un cuor così che pulsa dentro il loro petto. Poi l'Abbraccio, qualche metro dopo. Splendido, in uno spazio fuori dal tempo, per me inebetito dalla fatica.
Proseguo con la sofferenza vera degli ultimi 4 km, con quel
 terrificante incontro con il MURO, al 38 parallelo, su quei sanpietrini fatti apposta per esaltare la non scorrevolezza del passo, quando i muscoli inferiori, (sì femorali, quadricipiti, ipsoas, ileo, e tutto l'elenco di quelli che vanno dal grangluteo fino all'alluce) suonano una musica dissonante, ballano una danza contrapposta.
Sono stato tentato di piantarla li, ma dentro di me risuonava una frase "fare di ogni ostacolo, un trampolino di lancio" e per ogni volta che avevo voglia di femarmi e camminare e qualche volta lo ho fatto, ecco la voce di Marco che mi incitava, che diceva qualcosa, a volte incomprensibile alla mie orecchie stanche, ed un nuovo impeto, si fa per dire animava, la mia testa e questa azionava le residue energie muscolari dei miei martoriati arti inferiori, ignorando la botta al mio ginocchio dx ed al mio gomito sx patita in avvio, causa caduta rovinosa.
Sono stato ad un passo dall'immediato ritiro.
Invece sto qui a raccontare l'emozione dell'arrivo. A l momento non conosco il mio Real Time ( vedi problemi dei numero accesi al server di TDS). So solo che ho finito, e sono sotto le 4 ore, mi pare 3h 59'.
Adesso sono anche io un maratoneta :-), direi più semplicemente un "Finisher", un discendente della dinastia degli Argonauti, dei  300 diLeonida, delle truppe di Alessandro Magno, dell'umile e immortale Filippide.
Sono un tapamaratoneta. Sono contento. Ho al collo la bellissima e sofferta medaglia.

Nei prossimi giorni altre emozioni che mi hanno accompagnato lungo questi primi miei  42 chilometri, ora sono troppo stanco per proseguire, ma questo schizzo ve lo dovevo.

sabato 21 marzo 2009

Prime Foto Blog Cena MaraRoma

Ecco alcune foto della Blogcena della sera antecedente la Maratona di Roma.

Serata simpatica ed allegra.

Un caloroso in Bocca alla Lupa a tutti quelli che domani la correranno, la tiferanno, la sosterranno. Negli altri blog compariranno come funghi le foto della cena.

In ordine sparso Yogy, Orlando, Bibe,Ezio, Uscuru, Fabio, Giancarlo, Giampiero, Gianluca, Denise, MarcAurelio, Brant, BressdiCorsa, Mathias e tutti gli altri convitati, di cui non me ne vogliano, non ricordo al momento, il nome.

martedì 17 marzo 2009

Il muro secondo Gibi e DoppiaW



Il primo muro di questa avventura nel mondo della "spazialità dinamica" (la corsa :D), è stato, proprio, cominciare a correre, Luglio 2004, abbandonando la stasi fisica. Una catarsi della mia corporeità.

Ed ecco, subito, il muro della presunzione di indistruttibilità che ti dà il primo approccio alla corsa di lunga lena, muro più insidioso del doloroso incontro con la fascite plantare. Sei mesi di pausa, quando i germogli del nuovo fluire avevano fatto ormai breccia. Il timore di non poter riprendere a correre.

Poi, l'incrocio con il muro delle paure che ti si infilano in "capoccia" e sostano tra i gangli cerebrali. La paura che anche quando corri a perdifiato e i chilometri si dipanano leggeri e leggiadri, possa levarsi uno scricchiolio dal tuo corpo, un sordo silenzio di un muscolo che decide di fermarsi, un acuto grido di un tendine che non vuole più andare avanti, magari proprio quella fascia plantare dal nome sinistro (aponeurosi plantare) che vuole ricordarti la tua fragilità.

E Domenica infine e per ora, profilarsi l'ennesimo muro che si protende con tutta la sua minacciosa e magnifica grandezza. Arrivare fino in fondo alla prima maratona e gestire e superare il mitico muro degli "Oltre Trenta".

"...guardarsi indietro, e vedere la strada percorsa e le difficoltà superate, le emozioni vissute e le paure patite, e sapere dentro te, che sei in cammino "lungo e dentro l'itinerario" della tua Strada".

domenica 15 marzo 2009

Ultima Settimana prima della Battaglia

Oggi completamento della penultima settimana prima della madre di tutte le mie più recenti battaglie, con una gara a Ladispoli, la Correndo per i giardini, di 10 chilometri. Tempo favorevole con un leggero vento che però non infastidisce mai.

Decido di farla con un ritmo non massimale, ma comunque inferiore al tempo che ad oggi penso di tenere alla MaraRoma.

In partenza incontro una amica e collega di lavoro insieme ad una sua amica. Decidiamo di fare un tratto insieme. 
Sparo  e via il serpentone di anime fuggenti, parte.
Ci vuole un buon chilometro per srotolare il tappeto di persone. Dopo poco ecco il cavalcavia che scavalca la linea ferroviaria tirrenica ed ecco che ci inoltriamo in un tratto sterrato che sembra incunearsi in  un'oasi verde. 
Si arriva ai 2 Km ( il primo me lo sono perso e non ho premuto il tasto lap sul Garmin) e mi rendo conto di essere partito forte e decido di rallentare un pochino per assestarmi su un ritmo poco sotto i 5'.  Perdo terreno rispetto alle mie compagne di viaggio.

Adesso la strada ritorna ad essere asfaltata e siamo all'interno di una zona residenziale ( penso che qui ci siano molte seconde  case vacanziere dei romani).

Mantengo un ritmo tranquillo forzandomi a non forzare. Decido di chiudere in progressione e rinvio lo scarico del serbatoio energetico residuo agli ultimi due chilometri.

E così faccio, percorro gli ultimi 2000 metri ad un ritmo di circa 4' 30", superando molti compagni di viaggio (non mi viene di chiamarli concorrenti), naturlmento io non sono immune dai sorpassi di altri compagni sopravvenienti. Raggiungo e supero le mie iniziali compagne di viaggio. 

Chiudo in un buon 48':02" (tempo ufficiale) che mi sembra di buon auspicio  per domenica prossima.

Foto di rito con il mio gruppo e via, si ritorna a casa.

Qui vaga per casa  un doppio fantasma. Mia moglie messa Ko ( e ce ne vuole) da un insidiosa e cattiva influenza che ha mandato a monte la programmata "gara con gita" a Ladispoli, per il grande disappunto di mia figlia, che era tutta la settimana che ci stava fantasticando sopra immaginandosi qualche bel gioco in spiaggia e nella pineta.
Ma la "bastarda influenza" si è insiunata quatta quatta e ha mandato all'aria la cosa.

Il secondo fantasma è un quesito a mezz'aria; ma si accontenterà di mia moglie od esigerà un altro tributo, magari addentando il mio sogno e dando qualche fatale morso alla mia gola o ai miei polmoni?

Insomma inizio questa settimana che ci porta alla maratona con la paura di beccarmi l'influenza proprio nei giorni decisivi.

Ai posteri l'ardua sentenza. Ma restiamo fiduciosi.

Adesso ogni consiglio, soprattuto in occasione della BlogCena, è gradito.

Ci vediamo al Colosseo. 
   

  

sabato 14 marzo 2009

Utopia possibile



"Chiunque da solo, si accinge oggi a spostare le montagne dell'indifferenza, se non dell'odio e della violenza, ha un compito immane. Ma ciò che è impossibile a milioni di uomini isolati e divisi, pare diventi possibile a gente che ha fatto della fraternità universale il movente essenziale della vita".

Chiara Lubich
(22 gennaio 1920 - 14 marzo 2008)

domenica 8 marzo 2009

Ultimo Lungo, quasi lunghissimo

Come da tabella oggi era il giorno dell'ultimo lungo( 25 Km) prima della lunga fase di scarico che mi dovrebbe portare ai nastri di partenza della maraRoma con la giusta energia.
In un primo momento avevo pensato di andare in pineta a ripetere per più volte un circuito di circa 6 km, in modo da poter tenere sottocontrollo i tempi di marcia e poterli immediatamente  confrontare man a mano che venivano realizzati.

Però l'idea di  ripetere lo stesso percorso non mi aggradava molto, dandomi una sensazione di "effetto criceto".

Per cui indossato al polso il gps di ordinanza (naturlmente garmin 305) sono partito dal vicino parco e senza una specifica meta. Inizialmente ero orientato ad andare verso la riva del Tevere, memore di una gara fatta qualche anno fa (Capo due rami, poi diventata Per Antique Itinere), ma strada facendo, sono andato su percorsi un po più 
conosciuti ai miei piedi.
Mi sono soffermato anche presso una statuetta raffigurante la Madonna, dove anni fa ero solito ritrovarmi con mia sorella, che ora mi segue da Lassù. 
Un paio di giri in tondo a mò di saluto e preghiera e via a proseguire verso l'itinerario che si srotolava secondo l'emozione del momento. Attraverso quindi Casalpalocco, raggiungo la Colombo, rifacendo un tratto della Roma Ostia di domenica scorso, quindi piego verso CastelPorziano e qui mi butto nella parte alta della Pineta. Qui è bello vedere, la natura che lentemente sta cicatrizzando e rivitalizzando le ferite inferte dal tragico incedio di qualche anno fa. affronto la striscia bianca e quindi subito giro a sinistra inoltrandomi per sentieri mai fatti prima. Sotto i piedi il terreno sconnesso, anche se soffice mi fa soffrire un pò costringendomi ad un'andatura più contenuta. 
Muoversi tra radure pratose ed alberi che forniscono una gradita ombra è un vero piacere. A questo punto raggiungo la parte asfaltata della pineta, ritrovando tratti conosciuiti e già percorsi più volte in questa infinita preparazione per la maratona. Ritorno sulla striscia bianca della pineta ( si vede bene nella google map) e quindi ritorno sulla Colombo percorrendola sin quasi  al mare (dove della Roma Ostia poi si fa il famoso biscotto). Giro in pineta lato bar e proprio poco dopo questultimo mi fermo ad una delle tante fontanelle. Un paio di minuti per prendere le ormai collaudate  maltodestrine, un bel po di acqua sia a bagnarmi la testa che a berla e quindi eccomi pronto a ripartire. Risalgo all'incontrario uno dei miei percorsi  di allenamento e mi ritrovo su via della Villa di Plinio.  Oggi soffro i tratti in terreno battuto (questo è bene) ma sconnesso ( questo è male). Risalgo via dei Pescatori aumentando l'andatura, in modo da finire in progressione, anche se ora la strada è in leggera pendenza. Ritorno verso Casal Palocco, con obbiettivo una fontanella 
di cui mi ricordo approsimativamente la collocazione. Infine la raggiungo, effettuo un abbondante abbeveraggio (simil cavallo) e riparto per gli ultimi due Km scarsi. Naturalmente essendo andato a zonzo, raggiungo la cifra di 25 Km non sull'uscio di casa. Concludo pertanto il lungo a 26 Km  cui aggiungo un altro tratto percorso camminando.  

Allenamento interessante ed ora mancano solo 2 settimane. Ripenso a quando ho deciso di imbarcarmi i questa avventura, a come dentro di me si facesse strada questa decisione tra paure e titubanze. 

Ora quasi ci siamo. Ci vediamo al Colosseo.  

venerdì 6 marzo 2009

domenica 1 marzo 2009

Roma Ostia 2009

Sveglia all'alba, mi ero appena staccato dal pc per postare la foto del blogpoint di ieri che già la dannata sveglia si mette a trillare poi ronzare infine a fracassare. Premo il tasto snooze per 3, 4 volte infine dopo mezzora circa mi alzo e a tentoni raggiungo la cucina e praparo un caffè per me e per mia moglie che, bontà sua, decide di accompagnarmi alla partenza. Nell'altra camera mia figlia prosegue nel suo sonno, decisa a raggiungermi solo sulla linea d'arrivo, ad un orario più consono.
Controllo degli indumenti, verifica dell'attrezzatura tecnologica, scarpe e via verso il "Pomodoro" la
scultura antistante il Palalottomatica dove ho appuntamento con i miei nuovi compagni di squadra, nella fattispecie organizzatori della
"Madre di tutte le mezze italiche". Sarò uno dei controllori della linea Maginot posizionata tra la terza e la quarta griglia.
Prima della partenza un fugace incontro con Giancarlo. Scambio di auguri e reciproci incitamenti.
Partono prima i cicloni, poi le Top Runner, dopo 8' i Top runner, quindi quelli prima della linea Maginot ( tempi dichiarati sotto 1:45), e poi dopo 5' parto anche io insieme a quelli della griglia successiva. Giù a perdifiato per la striscia di strada che non ho ancora capito se è la Pontina o la Colombo, oppure tutte e due insieme.
Primo Km a 4':45", non era quello che mi ero proposto in ottica maraRoma. Ma la vis agonistica prende il sopravvento, non sarà allenamento ma gara vera. Si susseguono i Km inizialmente salita poi una rapida discesa fino al 5 Km dove c'è il primo rifornimento (che decido di saltare). Il cielo da coperto diventa tendente grigio scuro e qualche rada goccia di pioggia bagna l'asfalto.

Inizia la salita che tutti dicono essere quella del Camping e che io mi ostino a chiamare del Presidente,
poichè in cima alla salita, la dove c'è il semaforo che
ingannevolmente ti dice che hai scollinato ( non è vero) c'è uno degli ingressi alla Villa di rappresentanza del Presidente della Repubblica Italiana. Spettacolare e bellissima tenuta di caccia del Re di Italia e ora sede di rappresentanza della Repubblica Italiana. Ho avuto la fortuna di poterla visitare, dopo circa 8 mesi di anticamera, e per vederla per sommi capi è stato necessario muoversi in pulmann.

Ma torniamo alla gara senza divagare. Scollino, siamo circa poco dopo il nono km, con a destra la villa del Presidente e difronte la vista del mare Tirreno. Uno sguardo profondo e quasi si vede la Sardegna e direi Mathias. (Manco fossi dotato della vista di Superman).

Adesso un bel tratto in discesa, con un fastidiso vento traverso il più delle volte e con qualche folata frontale che parte dal mare e risale la Colombo.

Superiamo l'incrocio con via di Acilia, alzo lo sguardo e vedo delle inquetianti telecamere pronte a
mietere vittime da Photored/Autovelox nei prossimi giorni, quindi proseguiamo ed incrociamo prima l'Axa e poi Casalpalocco ( mitico quartiere verde di Roma). Secondo rifornimento d'acqua, oltre a quello proposto da Giove Pluvio, per ora ancora avaro. Incalzante e stimolante la musica proposta dalla banda musicale di Colonna giusto poco dopo il rifornimento.

Adesso la strada si propone in leggera pendenza. Giove Pluvio comincia a dispensare la sua magananimità e non è ambrosia, che sarebbe pure utile.
Sono così arrivato alla Pineta di Castelfusano,
teatro di tanti miei allenamenti.
Altro banchetto di supporto. Vedo degli spicchi di arancie mi ci fiondo. Bottino: 3 spicchi. Ne mangio due il terzo mi scivola via.
Dò uno sguardo all'attrezzatura tecnologica, incredibilmente sto mantenendo, non senza faticare ma con ancora margine il ritmo di 4':50". Mi si accende una luce, posso fare nuovamente il mio personale.
Arriviamo così al 17 Km, qui comicia il biscotto in salsa Ostiense, un micidiale "anda e rianda" di 3,8 km. Ma adesso devo amministrare le residue energie, senza strafare ma almeno facendo.
Mia moglie e mia figlia non riescono a centrare l'appuntamento del Km 17, 5. Troppo veloce io, oppure travolti dal micidiale ingorgo che si scatena nelle retrovie dell'Eur dopo la partenza della Roma Ostia. Ai posteri (non quelli che postano) l'ardua sentenza.

Il tratto ad andare scorre via dolcemente in favore di vento e con una miriade di scontri frontali con le goccie di pioggia, che si va facendo via via più intensa.

Giro di boa subito dopo il 19 Km. Adesso è il momento di dare tutto quello che rimane, invero poca roba. Il vento questa volta soffia contro, arrivo al 20 Km, guardo il garmin che mi risponde visivamente con 4':48". Andare Andare, sento lo speakar dire che soffia un vento contrario di 3o Km/h (o nodi ?). Spingere Spingere, arriva il 21, mancano solo 100 maledetti o benedetti metri. Non mi azzardo a sprintare ( A ndo'vai !!!). Finisco in 1h:42':50". Mio nuovo personale.

Prendo la mantellina, consegno il pettorale, prendo la busta con dentro la bella medaglia e mi avvio verso il camion a ritirare la borsa. E li incontro la
famiglia, che resasi conto di non poter onorare l'appuntamento del 17,5 Km per problemi di caos automobilistico post partenza ha
pensato di farsi trovare pronta alla festosa accoglienza presso il recupero bagagli.
Bella e calorosa festa.
A mia figlia consegno la medaglia e lei orgogliosamente se la mette al collo.

Raggiungiamo la fermata del trenino, e qui incontro il gruppo di Pistoia capitanato da Bat-Franca. Saluti ed incitamenti ed appuntamenti blogghistici.

Arriva il trenino ed ora a casa verso il meritato riposo dell'eroe ( ma guarda questo, ma chi si crede d'essere!!!).

In sintesi ecco il resoconto della gara tratto dalle schermate di Sport Tracks.


Adesso, nel mirino, sempre più grande, c'è lei, la Signora, c'è MaraRoma.

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