
Il primo muro di questa avventura nel mondo della "spazialità dinamica" (la corsa :D), è stato, proprio, cominciare a correre, Luglio 2004, abbandonando la stasi fisica. Una catarsi della mia corporeità.
Ed ecco, subito, il muro della presunzione di indistruttibilità che ti dà il primo approccio alla corsa di lunga lena, muro più insidioso del doloroso incontro con la fascite plantare. Sei mesi di pausa, quando i germogli del nuovo fluire avevano fatto ormai breccia. Il timore di non poter riprendere a correre.
Poi, l'incrocio con il muro delle paure che ti si infilano in "capoccia" e sostano tra i gangli cerebrali. La paura che anche quando corri a perdifiato e i chilometri si dipanano leggeri e leggiadri, possa levarsi uno scricchiolio dal tuo corpo, un sordo silenzio di un muscolo che decide di fermarsi, un acuto grido di un tendine che non vuole più andare avanti, magari proprio quella fascia plantare dal nome sinistro (aponeurosi plantare) che vuole ricordarti la tua fragilità.
E Domenica infine e per ora, profilarsi l'ennesimo muro che si protende con tutta la sua minacciosa e magnifica grandezza. Arrivare fino in fondo alla prima maratona e gestire e superare il mitico muro degli "Oltre Trenta".
"...guardarsi indietro, e vedere la strada percorsa e le difficoltà superate, le emozioni vissute e le paure patite, e sapere dentro te, che sei in cammino "lungo e dentro l'itinerario" della tua Strada".