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lunedì 27 febbraio 2012

Roma Ostia 2012

Dopo oltre 2 anni, dalla Best Woman del 13 dicembre 2009, (quando esordì FrancescaRun), mi presento ai nastri di partenza di una gara. E chè gara, la regina delle Mezze.

Che bello risentire le emozioni mie e dei miei amici, in particolare di Michele che era al suo battesimo della strada.

Gli enunciati pubblici e le speranze recondite. Quello che si dichiara e quello che non si svela, talora neanche a se stessi.
E poi oggi è un giorno speciale, perché esordisce in gara, il mio regale quadrupede, la mia fedele compagna d'allenamento,
un nome nobiliare Duchessa, da AristoCane, il nome della  specie canina lunga una quaresima, Cavalier King Charles Spaniel. 


Alla partenza bell'incontro con Sergio Parisi, un simpatico quasi ottantenne, che ha nella sua faretra, tanti chilometri, dal Passatore a qualche centinaio di maratone, e  chilometri intermedi a volontà. Da quando lo conosco (dai tempi della mia militanza nella AS Mediterranea) spesso accompagnato da una coppia di cani. 
Si annusano con la mia Duchessa, probabilmente si scambiano gli auguri, e le fanno dono della loro esperienza. 

Parte l'ultima onda, ed io sono volontariamente nella parte finale, per evitare rischi di intralci e per provare  la piacevole percezione di poter superare, strada facendo, diversi runner. Serve a gasarsi.  Tanto alla Roma Ostia conta solo il RealTime.  

Apprezzo la parte nuova del percorso, in qual giro dell'Eur, anche se il colpo d'occhio del serpente variopointo che si addentra  subito sulla Colombo delle precedenti edizioni mi suscitava sempre grande emozione. Mi rifaccio pensando che non dovrò fare l'indigesto biscotto finale.
Dopo pochi metri mi lascio con Michele che decide infatti una condotta di gara prudente, essendo  alla sua prima ed anche reduce da qualche acciacco pedestre che quasi gli rovinava l'esordio. Ci rivedremo dopo l'arrivo, davanti alla stazione del trenino. Soddisfatto di averla finita e voglioso di migliorarsi.
 Ne abbiamo contagiato un altro.

Su viale dell'Oceano Pacifico incontro inaspettatamente un altro novello Runner, Paolo, che ha iniziato a Novembre dalla fine ( Maratona di New York). Un saluto e via. Arriverà fino ad Ostia, con il suo procedere pacioso. Finalmente ci si inoltra nella Colombo.  Penso, adesso dritto fino al traguardo.

Il mio ritmo è molto meglio di quello che mi aspettavo, sono sul filo delle 2 ore.
Primo sali scendi, si passa sotto il GRA (meglio noto come Grande Parcheggio Anulare, almeno nei giorni feriali), e  quindi si scende verso il primo ristoro, che decido di saltare.  Siamo a MezzoCammino, un altro leggero saliscendi e siamo ai piedi della salita del Campeggio, circa un chilometro a pendenza del 5%.

Abbasso  il ritmo ed aumento la frequenza dei passi.  Arriviamo al 10 Km.
Il mio Garmin segna 00:56:35 e mi dice, con metà salita alle spalle e metà percorso fatto, che sono, in proiezione, sotto le 2 ore. Al successivo ristoro, in cima alla salita, mi fermo, prendo una bottiglia, ne bevo qualche sorso, quindi mentre la verso nelle mie mani messe a coppa, si disseta anche il mio destriero.

Riprendiamo quasi subito, e la salita non è ancora finita, anche se adesso è più facile. Vedo Acilia, e i miei luoghi di vita e di allenamento. Si vede in fondo il mare. Avviso qualcuno che osa sopparsarmi, della presenza (vera) di alcuni autovelox. Inizia una simpatica pantomima, con un runner, mi pare di Atina, che va avanti per qualche chilometro.

A valle di Acilia, purtroppo si sente il suono stridente di una ambulanza che chiede strada. Ci facciamo da parte. Più avanti la ritroveremo a soccorrere un corridore, che era purtroppo steso sull'asfalto. Speriamo che non sia nulla di grave. Una preghiera. 

Abbiamo superato l'incrocio dell'Axa. Le strade si fanno sempre più familiari. Affianchiamo  la ciclabile di tanti allenamenti, gli ultimi tra cumoli di neve.

Zona spugnaggio, ne prendo uno, mi bagno la nuca, quindi spruzzo Duchessa. Adesso siamo al quindicesimo chilometro.  L'obiettivo sotto le 2 ore si fa più concreto. Continuo a dire, ai diversi che si voltano e si meravigliano, che la mia compagna si era fatta tutti i chilometri  percorsi fino a quel punto.
Qualche salace commento, tipo "adesso anche un cane ci supera", "siamo più lenti di un cane", etc.
Rispondo, peccato che non la posso liberare, perchè senno sarebbe già arrivata.

All'incrocio con il semaforo di Palocco, c'è la mia famiglia, il mio fan group. La mia chiassosa sarabanda. Mia figlia mi vede, probabilmente con gli occhi dell'affetto, da molto lontano. Duchessa si slancia verso di loro. Il loro incitamento è una botta energetica.

Siamo ormai in dirittura d'arrivo. Mancano 4 Km. La strada si inerpica leggermente. Il mare scompare all'orizzonte.  Per uno strano effetto, (strano?) i chilometri sembrano diventare più lunghi, avranno sicuramente sbagliato il posizionamento dei pennacchi che segnano i chilometri. Ecco il 18 e subito dopo il 19. Prendo al volo un paio di spicchi di arancia, e si intravede il 20 chilometro.
Il mio Garmin segna  1:51:06

Vedo il gonfalone dei pacemaker delle 2 ore, e decido che devo raggiungerli. Ci riuscirò in vista dello striscione. Dò una pacca a Roberto, responsabile dei pacer e di quello delle 2ore  in particolare.
Tra i bancari è meglio noto come il metronomo, per la sua infallibile capacità di mantenere un determinato ritmo. Gli ricordo la promessa che gli avevo fatto all'expò.


Un saluto ed un grazie a lui e ai tanti volontari che hanno permesso di realizzare questa splendida manifestazione. E un grazie va agli organizzatori, Luciano Duchi e famiglia in testa.

Sono al 21°, mancano cento metri. L'ultimo chilometro lo corriamo in 4:40. Traguardo, striscione e tempo che si ferma a 1.56:14.  Immensa soddisfazione. Altre volte ho fatto di meglio, ma oggi dopo quasi 3 anni di astinenza agonistica, questo tempo mi sembra fantastico.

Prendo la mantellina, mi soffermo al bancone del the, nè concedo un bicchiere a Duchessa, che lo beve avidamente. Consegno il chip, e mi danno la medaglia. Molto bella. Tratto per farne avere avere una anche a Duchessa. Riesco ad ottenere il nastro, con cui solennemente cingo il collo della mia compagna. lei sembra fieramente orgogliosa, oltre che bella.

Torno verso il traguardo , per aspettare Michele, ed invece vedo l'arrivo di Paolo. Michele era già arrivato al traguardo.
Per tutta il percorso ha corso in scioltezza, chiudendo  in 2:22:11
Lo raggiungo all'ingresso della stazione del trenino.
Entriamo,e saliamo sul trenino pieno di atleti, si atleti, con occhi ridenti, e visi soddisfatti.
Scambio quattro chiacchiere con Marcella, che si coccola la mia cagnetta. (E lei non se ne perde una). E reduce, lemme lemme, da un Passatore, e si prepara ( scommettiamo!) al salto nel mondo del Trail. In gamba.
Arriviamo ad Acilia, dove avevo lasciato la mia auto. Saliamo, partiamo e dritti verso casa, dove le consorti ci fanno trovare un lauto pranzo. E' finita.
La Roma Ostia 2012 passa ora, dalla strada nei meandri della memoria. Si fà emozione e diventa ricordo.
 E stimolo per nuove avventure. Anche questa quattro righe, fanno parte del gioco. Servono a fissare le sensazioni, a focalizzare le emozioni, a diventare memoria comune. A farsi dono per chi vorrà leggerle.

Alla prossima, sperando che sia prima, molto prima di due anni.

lunedì 28 dicembre 2009

Post Panettone: Cardolo - Accaria Rosaria

Prima un passo indietro, al giorno di S. Stefano, quindi ad avanzato stato di ingozzamento, dopo circa 10 giorni di fermo, sotto la pressante pressione di Francescarun, riprendo a correre. Allenamento vicino al mare, zona Ginepri, pianura piattissima, Calabria tirrenica. Insieme al cugino forte (prossimo blogrunner) e a Francesca partiamo per un breve giro, che prevede una puntata attorno all'aeroport
o di Lamezia. Incoraggiamen
to, qualche indicazione alla nostra "innamorata matta" in e di corsa e via per il primo chilometro. Primo tentativi di applicazione del metodo Gallway, lato camminata di Francesca, ma ecco che il cugino forte, implacabile, detta i passi ed il ritmo. Francesca farà diversi minuti di seguito a correre, fino anche a 15. Adesso potrà pensare alla Corsa di Miguel. Io mestamente, mi devo fermare a camminare per il
riacutizzarsi del problema al ginocchio. Appena forzo un pò, sento del dolore insistente al lato esterno del ginocchio che poi si irradia sia verso l'alto che verso il basso. Insomma, nà fetecchia.
Ora la Roma-Ostia mi sembra lontana e più lunga di 21 chilometri.

E con questa anche la partecipazione alla "Garaccia di S. Stefano" non competitiva del giorno dopo e di cui oggi vi voglio parlare.

Nata qualche anno fa come compendio d'allenamento per smaltire gli eccessi natalizi, e per fare spazio a quelli di Capodanno, una gara/allenamento tutta interna ai runners della Libertas Lamezia, cui si aggregano di volta in volta i pazzi scatenati esterni che vogliono soffrire e patire.

Percorso tutto in salita con pendenze da skyrunning.
Partenza, in prossimità della Pineta di Nicastro, scenario d'allenamento quando ci si vuole ammazzare a botte di collinari e montanari.

Poi si procede per Feroleto Antico che si attraversa quando ancora gli abitanti indugiano sul caffè di prima colazione. Una breve discesa alla fine del paesotto, giusto per rifiatare e poi inizia un'unica grande e lunga salita, con tutto un
menù di variazioni di pendenza, attraversando dapprima splendidi uliveti, attorniati dalle reti arancioni che attendono le olive, che poi diventano castagneti e quindi boschi di aceri.
Si arriva così in prossimità di Accaria, e sono già passati 7 chilometri. Qualcuno si è fermato , qualcuno è tornato indietro piegato dalla fatica. Gli altri se le danno di santa ragione fino all'arrivo, perchè il cuore della competizione è proprio la sfida intestina tra i diversi atleti, tutti assatanati e con tempi eccellenti e score intriganti. Nessuno è disposto a ceder un secondo od un metro al suo compagno d'allenamento con i tempi più compatibili ai suoi. Questo avviene sia per i più bravi che che tra quelli che hanno tempi inferiori. Si dice da queste parti: è la "Lisinga" che è in gioco.

Insomma viene fuori una bella festa, che con gli anni ha ottenenuto anche qualche aiuto pubblico (leggasi Proloco di Accaria).

Bella sferragliata di chilometri chiusi naturalmente in un the caldo, addentando panettoni e pandori. Occasione ultima dell'anno per scambiarsi GLI AUGURI DI UN NUOVO ANNO PIENO DI CHILOMETRI ED AMICI.

Per la cronaca il primo degli assatanati scalatori ad arrivare è stato Gianluca Bonaddio.

Lancio un 'idea, per gli amici della Libertas Lamezia: Ma perchè non rifare una corsa simile anche in estate?


lunedì 30 marzo 2009

Ripresa - Vola Ciampino

Dopo una settimana di riposo totale dalla corsa, ho ripreso a muovere le gambe.
Subito dopo la maratona mi sono iscritto alla VolaCiampino, per obbligarmi a riprendere.

Fino a mercoledì, ho dato retta ai rumori provenienti dalle periferie del mio corpo. In particolare le stazioni polpacci, femorali e quadricipiti mandavano segnali di agitazioni in corso, di scioperi organizzati dai Cobas dei distretti muscolari con il risultato del blocco totale della circolazione e della corsa.
Poi il ginocchio dx ed il gomito sx, oggetto di pesanti offese patite nel corso di una importante manifestazione svoltasti la scorsa domenica, continuavano e continuano a farsi presenti. Chiedono un periodo di rigenerazione biologica. Accordato

Insomma mi son avvicinato alla gara con spirito da corsa rigenerante e di ripresa.

Sono stato accolto da un bel mucchio di persone, e da un vento che mostrava tutto il suo entusiasmo per la nostra presenza. Agitava bandiere in modo impetuoso, abbatteva segnalazioni, provava a frenare i cavalli di razza che volevano mangiarsi la strada.
Saluto al volo ( siamo o no alla VolaCiampino) Marcaurelio, nel sottopasso della stazione, Reciproci incoraggiamenti e via.

Le modifiche apportate al percorso dello scorso anno, hanno reso più impegnativa la prova. 
Infatti dopo un primo chilometro corso con disinvoltura e quasi come riscaldamento, ecco iniziare un lunga sequela di strade in leggera pendenza. Ognuno di questi tratti sembrava non finire mai, ogni tanto qualche svolta in un una stradina di raccordo e poi subito un altro stradone in pendenza lungo lungo. Così fino al settimo chilometro ed oltre. Una  pendenza leggera  che qualche volta degredava in falso piano, ma che alla lunga incideva nei muscoli. 

Il vento continuava la sua festa, tanto che dopo il secondo chilometro non sono più riuscito a
segnare un tempo intermendio per mancaza di segnalazioni, causa abbattimento dovuto al sig. Eolo.
Dopo il settimo km, quasi in prossimità dell'ottavo iniziava  una lunga e leggera discesa che ci ha portato  al traguardo.
Verso l'ottavo chilometro provavo a sgranchire un pò le gambe, legnose sin dalla parteza. Gambe senza brillantezza che  ancora portavano i segni della maratona.
Una leggera progressione e chiusura con sprint.

Insomma un buon allenamento rigenerante corso in compagnia del mio collega Marco e di Eolo, per realizzare un rientro non traumatico. Tempo finale 51:48 (51:43 RT).

giovedì 26 marzo 2009

La mia Maratona di Roma

Come promesso torno a scrivere sulla mia prima maratona.

Sono passati alcuni giorni ed adesso il ricordo si fa dolce , fa dimenticare le fatiche e le sofferenze e ingigantisce ed esalta i momenti dolci ed emozionanti.

La nostalgia si fa cornice dello splendido quadro che è stata la corsa dentro il cuore di Roma.

Sono in fondo alla gabbia D, il Colosseo fa da sfondo, e dietro di me ci sono i primi e più assatanati della folla degli 80.000 della stracittadina.

Faccio loro una foto, sono anche loro, attori protagonisti di questo splendido film in pellicola a 42 mm.

Primo sussulto del gruppo, sono partiti gli atleti diversamente abili, in sella ai loro fieri cavalli meccanici.

Poi comincia il count-down scandito a squarcia gola da 15.000 anime.

10…3 2 1 Boom. Partiti.

Il grande drago sussulta, il serpente alato si srotola lento e affannosamente cerca di librarsi in aria.

Io sono ancora fermo, qualche passo e lentamente mi avvio, il cuore in gola, il pensiero rivolto al Cielo a salutare i miei compagni di viaggio di lassù. Sarà una dolce compagnia.

Sono passati quasi quattro minuti e finalmente anche io attraverso la linea della partenza. Faccio partire il mio aggeggio elettronico.

Primi tentativi di corsa, subito frenati, in una danza sbilenca, attento a dove mettere i piedi. Eccomi scorrere sul lato sinistro la “Grande macchina da scrivere bianca” e subito dopo la splendida scalinata che porta al Campidoglio.

Si scollina facilmente e ci si butta per la discesa che porta all’anfiteatro Marcello. Vedo una spazio un pò più sgombro sul marciapiede. Ci vado, accelero un po’ , qualche centinaio di metri. Il gruppo ha un sussulto, io un gemito, ed ecco sono steso per terra. Un pugile che al primo round becca un montante spaventoso. Mi rialzo, controllo la carrozzeria, ammaccature sul ginocchio destro, sul gomito sinistro. La mano destra indolenzita. Cammino, muovo il braccio e non sento dolore, provo a correre e il ginocchio non mi rimanda segnali. Vedo banchi del rifornimento e spero di poter prendere un po di acqua per ripulire le ferite, ma sono per il 39 Km. Adesso sono chiusi. Ricontrollo il gomito, vedo un po di rosso, Sarà vino, no è la botta che è anche una sbucciatura.

No, non mi fermo, mesi e mesi di chilometri, no, non mi fermo.

Adesso riprendo a correre fluido, bisticcio con l’arnese elettronico, non mi vuole più segnare dove siamo. Lo spengo, impulso deforme dell’informatico che per prima cosa fa “spegni e riaccendi”.

Il Circo massimo è dietro di noi è già si intravede la punta delle Piramide Cestia (non facciamo i puntigliosi lo so che è coperta da Porta San Paolo :D)

Passiamo sotto il ponte della ferrovia. L’aggeggio elettronico si è rimesso a funzionare, non mi segnerà più il percorso totale, ma potrà tornarmi utile per saper il passo.

Ecco viale Marconi, il primo ponte sul Tevere. Giriamo a destra.

Arriva il chilometro 8. Chilometro Alessia.

Un grido nell’aria:” Ciao Alessia”, un amicizia che è adesso legame tra Terra e Cielo.

La corsa si fa preghiera, un lungo Rosario di chilometri, un intimo rapporto tra chi corre chi è di la, nella memoria e nei cuori di chi ha amato.

Adesso corriamo vicino al grande mercato domenicale di Roma, Porta Portese, la gente ai lati della strada, incita caldamente. La mia corsa è sciolta, ho fatto già qualche rifornimento, e ho versato abbondante acqua sulle abrasioni. Brevi dialoghi con i miei compagni di strada, ed ecco affiancati i palloncini delle 4:15.

Adesso il Tevere ci scorre contro corrente sulla sinistra. Arriviamo alla Bocca della verità. Ricordo la prima volta che mia figlia infilava timorosa e riottosa la mano nella bocca.

Il gruppo dei Bancari romani festeggia rumorosamente il mio passaggio al 13 chilometro. Non sono in affanno è veleggio con un ritmo intorno ai 5’:20”.

Passiamo davanti alla Sinagoga, il Rosario di chilometri, si fa multi religioso. Occasione per meditare sul dialogo interreligioso tra Uomini della stessa Terra. Giriamo intorno a CastelSantAngelo, incontro una splendida scolaresca, in fila a bordi della strada.

Tutti protendono “il cinque”, è per me un invito e mi sposto verso di loro, parte una una sequela di “cinque” che diventano “cinquanta” e poi “cento”. E’ una spinta emozionale che diventa energia pura, carburante e spinta a proseguire.

Subito dopo giriamo sulla nostra destra. Si presenta a noi maestosa la Basilica. Piazza S.Pietro ed il suo colonnato che si protendono in un abbraccio verso i maratoneti. E’ uno spettacolare”cinque” che ti offre la Storia. La storia di questa città, che si intreccia con la storia di “Un uomo venuto da lontano”. Chilometro Karol. Un pensiero vola a Giovanni Paolo II, amico di tanti anni.

Non resisto , una foto e via. Passiamo sotto l’arco, costeggiamo le Mure vaticane e siamo già a piazzale Clodio.

Intravedo i palloncini rosa delle 4 ore.

Incontriamo un nutrito gruppo di supporter svizzeri, armati di campanacci, tric trac e altri strumenti sonori e fracassoni. Splendidi e roboanti, una vera onda d’urto, grandemente gradita, in corrispondenza del chilometro 18.

Raggiungo le retrovie del gruppo delle 4 ore. Ci vogliono circa 2 chilometri per prenderne la testa. Sono capitanati da una ragazza che spesso incontro nei miei allenamenti. Li supero e quando giungiamo al gonfiabile della Mezza me li sono lasciati indietro di qualche centinaio di metri.

Tempo della mezza 1:59:46 in linea con il mio obbiettivo principale di finire sotto le 4 ore, un pò troppo per il mio sogno recondito e velleitario di finire entro le 3:45

Incontriamo un gruppo di cinesi, vedono un loro connazionale che sta correndo e parte l’incitamento. “Folza, Folza”, fantastico da sentire.

Arriviamo al chilometro 23, una bolgia infernale di ritmi e suoni invadono la strada. E’ lo spazio animato dal Forum Sport Center, una bella spinta.

Chilometro 23, Chilometro Rosa, ciao sorella sò che mi stai incitando da lassù, magari brontolando, ma sento il tuo incitamento, mi arriva al cuore che pompa con più forza il sangue versi i muscoli, che cominciano ad accusare la stanchezza.

Chilometro Antonio. Ecco il chilometro 25. Ciao papà, sono venticinque anni che non ti vedo, ma ti sento dentro di me.

Siamo sulla tangenziale, la auto ci camminano lentamente affianco, qualcuno brontola, altri, sorpresa, incitano ed applaudono. Bello. Miracolo a Roma.

Banchetto del rifornimento gestito da amici. Saluto al volo Brant.

Circumnavighiamo la Moschea. Ecco la maratona dei popoli, la maratona che si vuole fare messaggio di dialogo, mi piace. Simbolo di Pace e di multiculturalità, anche questo serve.

Siamo adesso sulla strada del ritorno, reincontriamo il Tevere che questa volta ci scorre parallelo e placido sulla destra. Lungotevere Flaminio. Reprimo esigenze fisiologiche, le coscie sentono salire strani formicolii, il fondoschiena anche, in compenso i polpacci spingono ancora placidi.

La mente cerca pensieri distraenti, chi mi portino in una sorte di Nirvana, che mi estraneino dai segnali che mi manda un corpo sempre più martoriato.

Chilometro 31, chilometro Giampiero. Un saluto corre all’amico di Roma che abitava a Padova, con il cuore dentro la sua amata Roma. Un grido silenzioso risuona nella mia testa           “ Monte Acero uber alles”, che voleva dire amicizia e fraternità verso tutti. Lo so che ci sei. Prima o poi la Maratona di Padova la farò per te.

Dal Cielo alla terra, l’amicizia si manifesta con un orso che si veste da gabbiano e viene a prendermi per portarmi all’arrivo. Benarrivato Yogi.

Sotto la sua ala protrettrice e trainante ci inoltriamo nel cuore fantastico di Roma. In rapida successione, (rapida non sarebbe il termine più appropriato), Ara Pacis, piazza Navona, (graditissimo il saluto e l’incitamento di Ines, energia pura per i miei muscoli), la bellissima Sant’Andrea della Valle, Torre Argentina. Sfioriamo piazza Venezia, e ci buttiamo su via del Corso. Yogi mi incita e mi gestisce la logistica e i rifornimenti, a me non resta che correre.

Al chilometro 35 cerco di farmi riprendere dalle telecamere, del punto di controllo. "Effetto grande fardello”.

Entriamo in piazza del Popolo, passiamo il 37 chilometro affaticati, cigolanti, ma ancora vivi. I cubetti di porfido, altrimenti noti come sanpietrini, cominciano a scavare gallerie nei miei arti inferiori e non solo. Ci incanaliamo in via del Babbunio, una volta sede della mitica RadioRai, entriamo in Piazza di Spagna, uno sguardo alla Scalinata di Trinità dei Monti. La gente lungo il percorso è calda. Marco grida all’incitamento e la folla risponde.

Ecco un gruppo di francesi che grida “AllezAllez”, aiuto morale e fisico, si va avanti con quel poco che rimane da spendere.

Dietro di me sento urla al tempo stesso belle e per me inquietanti, sono quelli dei palloncini delle 4 ore che sono in lento ma inesorabile recupero su di me. Svoltiamo su via del Tritone e poi nella stradina che ci porta a Fontana di Trevi. Manca poco ormai come poche sono le mie energie muscolari. Una candela che lentamente si sta spegnendo.

Ed ecco cominciare ad intravedersi una sagoma tanto attesa quanto temuta. Colori cupi e ottenebranti.

"Siore e siori ecco a voi il grande protagonista, l’unico, l’immarcescibile, l’immancabile": il MURO. La testa vuole fermarsi, va in autoconservazione, è l’istinto di conservazione che chiede al corpo di fermarsi di dargli tregua.

Il gruppo della 4 ore mi raggiunge. La salitella che ci porta a Piazza Santi Apostoli sembra l’Everest. Cammino per 50 metri, ma non è una sconfitta.

Mi aspetto il 38 chilometro ed ecco apparire la bandiera del trentanovesimo. Chilometro Chiara, “fare di ogni ostacola una pedana di lancio”. Un saluto mi parte dall’anima a questa maestra di vita e trovo nuovo slancio a spingermi contro la corrente dei miei dolori, delle mie paure, del desiderio di fermarsi.

Discesina verso piazza Venezia, il traguardo è li, ma bisogna circumnavigare l’America, senza la scorciatoia del canale di Panama. Bisogna passare, per lo stretto di Magellano, per le Forche Caudine. Montagna del Campidoglio, altra breve passeggiata, per preservare quello che rimane delle mie gambe, con la mente che implora pietà.

Discesa del Teatro Marcello, poco meno di quattro ore fa ero per terra e ad un passo dalla resa. Invece dopo quasi 40 chilometri sono ancora qui a correre. Trombetta ed incitamento, è il Presidente, zio Luciano, a guidare la banda dei Bancari ad incoraggiare tutti i suoi ed anche gli altri. Grazie.

Altra salita, altra brevissima camminata, ed ecco il Circo Massimo. Ora si corre solo con la testa.

I palloncini della 4 ore se ne vanno.

Mi guardo attorno e finalmente vedo Moglie e Figlia, intravedo il loro viso preoccupato ed al tempo stesso orgoglioso. Il loro incitamento è come azionare la dinamite in me, un’esplosione energetica che si trasforma in azione propulsiva. I sanpietrini, non fanno più male.

L’orso Yogi, non mi ha abbandonato, è ancora li a gridare e a sospingere. Quarantunesimo chilometro, merita le lettere non le cifre, esprime la lunghezza di quanto percorso, “qurantuno chilometri e non 41 Km.
Adesso vedo il Colosseo, è davanti a me, l’ultima salita, riaffianco il gruppo della 4 ore e li supero di slancio (non ridete...). La salita diventa
liscia e piatta, è la Grande Prateria di Manitù. Ora il Colosseo è sulla mia sinistra ed il traguardo è davanti.

Chilometro quarantadue, un pensiero a tutti gli amici di ieri e di oggi, a quelli che verranno e a quelli che non sono più qui, “ma di là”. Il Rosario di chilometri è al suo mistero finale. L’uomo di fronte ai suoi limiti, di fronte ai suoi muri, può andare oltre. La preghiera della strada penetra il mio cuore.

Un saluto anche ai nuovi arrivati, una promessa da mantenere. Ultimi cento metri, benvenuto Ruben.

Arrivato. Chilometro quarantadue e 195 metri. "3 ore 58 minuti 54 secondi"

Il real time dirà 3h 55' 42"

Abbraccio l’orso, che non è stato fermato da nessun cacciatore. E’ li sul traguardo con me. Bellissimo. Poi un abbraccio a Patrizia che ricambia, ebbra anche ella di stanchezza dopo i suoi quarantadue chilometri.

Non ci sono più dolori, perché non ci sono più le gambe, i muscoli non si sentono più, perché sono spariti. Vedo tanti guerrieri della lunga corsa, spossati, e stesi su quella strada che poco prima calpestavano. Adesso la medaglia e la gioia profonda che gusterò meglio nei giorni a venire.


PS: Per chi fosse giunto alla fine di questo resoconto, una medaglia al valore e un grazie caloroso.

domenica 22 marzo 2009

MaraRoma: Sono arrivato


Comincio da un vero atto di amicizia. Il gabbiano Yogi che mi ha accompagnato, sostenuto, spinto(no,  non come Dorando!), per gli ultimi infiniti 10 Km,  fin sulla linea dell'arrivo, superando lo sbarramento dei doganieri di quelli senza pettorale, ma con un cuor così che pulsa dentro il loro petto. Poi l'Abbraccio, qualche metro dopo. Splendido, in uno spazio fuori dal tempo, per me inebetito dalla fatica.
Proseguo con la sofferenza vera degli ultimi 4 km, con quel
 terrificante incontro con il MURO, al 38 parallelo, su quei sanpietrini fatti apposta per esaltare la non scorrevolezza del passo, quando i muscoli inferiori, (sì femorali, quadricipiti, ipsoas, ileo, e tutto l'elenco di quelli che vanno dal grangluteo fino all'alluce) suonano una musica dissonante, ballano una danza contrapposta.
Sono stato tentato di piantarla li, ma dentro di me risuonava una frase "fare di ogni ostacolo, un trampolino di lancio" e per ogni volta che avevo voglia di femarmi e camminare e qualche volta lo ho fatto, ecco la voce di Marco che mi incitava, che diceva qualcosa, a volte incomprensibile alla mie orecchie stanche, ed un nuovo impeto, si fa per dire animava, la mia testa e questa azionava le residue energie muscolari dei miei martoriati arti inferiori, ignorando la botta al mio ginocchio dx ed al mio gomito sx patita in avvio, causa caduta rovinosa.
Sono stato ad un passo dall'immediato ritiro.
Invece sto qui a raccontare l'emozione dell'arrivo. A l momento non conosco il mio Real Time ( vedi problemi dei numero accesi al server di TDS). So solo che ho finito, e sono sotto le 4 ore, mi pare 3h 59'.
Adesso sono anche io un maratoneta :-), direi più semplicemente un "Finisher", un discendente della dinastia degli Argonauti, dei  300 diLeonida, delle truppe di Alessandro Magno, dell'umile e immortale Filippide.
Sono un tapamaratoneta. Sono contento. Ho al collo la bellissima e sofferta medaglia.

Nei prossimi giorni altre emozioni che mi hanno accompagnato lungo questi primi miei  42 chilometri, ora sono troppo stanco per proseguire, ma questo schizzo ve lo dovevo.

domenica 15 marzo 2009

Ultima Settimana prima della Battaglia

Oggi completamento della penultima settimana prima della madre di tutte le mie più recenti battaglie, con una gara a Ladispoli, la Correndo per i giardini, di 10 chilometri. Tempo favorevole con un leggero vento che però non infastidisce mai.

Decido di farla con un ritmo non massimale, ma comunque inferiore al tempo che ad oggi penso di tenere alla MaraRoma.

In partenza incontro una amica e collega di lavoro insieme ad una sua amica. Decidiamo di fare un tratto insieme. 
Sparo  e via il serpentone di anime fuggenti, parte.
Ci vuole un buon chilometro per srotolare il tappeto di persone. Dopo poco ecco il cavalcavia che scavalca la linea ferroviaria tirrenica ed ecco che ci inoltriamo in un tratto sterrato che sembra incunearsi in  un'oasi verde. 
Si arriva ai 2 Km ( il primo me lo sono perso e non ho premuto il tasto lap sul Garmin) e mi rendo conto di essere partito forte e decido di rallentare un pochino per assestarmi su un ritmo poco sotto i 5'.  Perdo terreno rispetto alle mie compagne di viaggio.

Adesso la strada ritorna ad essere asfaltata e siamo all'interno di una zona residenziale ( penso che qui ci siano molte seconde  case vacanziere dei romani).

Mantengo un ritmo tranquillo forzandomi a non forzare. Decido di chiudere in progressione e rinvio lo scarico del serbatoio energetico residuo agli ultimi due chilometri.

E così faccio, percorro gli ultimi 2000 metri ad un ritmo di circa 4' 30", superando molti compagni di viaggio (non mi viene di chiamarli concorrenti), naturlmento io non sono immune dai sorpassi di altri compagni sopravvenienti. Raggiungo e supero le mie iniziali compagne di viaggio. 

Chiudo in un buon 48':02" (tempo ufficiale) che mi sembra di buon auspicio  per domenica prossima.

Foto di rito con il mio gruppo e via, si ritorna a casa.

Qui vaga per casa  un doppio fantasma. Mia moglie messa Ko ( e ce ne vuole) da un insidiosa e cattiva influenza che ha mandato a monte la programmata "gara con gita" a Ladispoli, per il grande disappunto di mia figlia, che era tutta la settimana che ci stava fantasticando sopra immaginandosi qualche bel gioco in spiaggia e nella pineta.
Ma la "bastarda influenza" si è insiunata quatta quatta e ha mandato all'aria la cosa.

Il secondo fantasma è un quesito a mezz'aria; ma si accontenterà di mia moglie od esigerà un altro tributo, magari addentando il mio sogno e dando qualche fatale morso alla mia gola o ai miei polmoni?

Insomma inizio questa settimana che ci porta alla maratona con la paura di beccarmi l'influenza proprio nei giorni decisivi.

Ai posteri l'ardua sentenza. Ma restiamo fiduciosi.

Adesso ogni consiglio, soprattuto in occasione della BlogCena, è gradito.

Ci vediamo al Colosseo. 
   

  

domenica 1 marzo 2009

Roma Ostia 2009

Sveglia all'alba, mi ero appena staccato dal pc per postare la foto del blogpoint di ieri che già la dannata sveglia si mette a trillare poi ronzare infine a fracassare. Premo il tasto snooze per 3, 4 volte infine dopo mezzora circa mi alzo e a tentoni raggiungo la cucina e praparo un caffè per me e per mia moglie che, bontà sua, decide di accompagnarmi alla partenza. Nell'altra camera mia figlia prosegue nel suo sonno, decisa a raggiungermi solo sulla linea d'arrivo, ad un orario più consono.
Controllo degli indumenti, verifica dell'attrezzatura tecnologica, scarpe e via verso il "Pomodoro" la
scultura antistante il Palalottomatica dove ho appuntamento con i miei nuovi compagni di squadra, nella fattispecie organizzatori della
"Madre di tutte le mezze italiche". Sarò uno dei controllori della linea Maginot posizionata tra la terza e la quarta griglia.
Prima della partenza un fugace incontro con Giancarlo. Scambio di auguri e reciproci incitamenti.
Partono prima i cicloni, poi le Top Runner, dopo 8' i Top runner, quindi quelli prima della linea Maginot ( tempi dichiarati sotto 1:45), e poi dopo 5' parto anche io insieme a quelli della griglia successiva. Giù a perdifiato per la striscia di strada che non ho ancora capito se è la Pontina o la Colombo, oppure tutte e due insieme.
Primo Km a 4':45", non era quello che mi ero proposto in ottica maraRoma. Ma la vis agonistica prende il sopravvento, non sarà allenamento ma gara vera. Si susseguono i Km inizialmente salita poi una rapida discesa fino al 5 Km dove c'è il primo rifornimento (che decido di saltare). Il cielo da coperto diventa tendente grigio scuro e qualche rada goccia di pioggia bagna l'asfalto.

Inizia la salita che tutti dicono essere quella del Camping e che io mi ostino a chiamare del Presidente,
poichè in cima alla salita, la dove c'è il semaforo che
ingannevolmente ti dice che hai scollinato ( non è vero) c'è uno degli ingressi alla Villa di rappresentanza del Presidente della Repubblica Italiana. Spettacolare e bellissima tenuta di caccia del Re di Italia e ora sede di rappresentanza della Repubblica Italiana. Ho avuto la fortuna di poterla visitare, dopo circa 8 mesi di anticamera, e per vederla per sommi capi è stato necessario muoversi in pulmann.

Ma torniamo alla gara senza divagare. Scollino, siamo circa poco dopo il nono km, con a destra la villa del Presidente e difronte la vista del mare Tirreno. Uno sguardo profondo e quasi si vede la Sardegna e direi Mathias. (Manco fossi dotato della vista di Superman).

Adesso un bel tratto in discesa, con un fastidiso vento traverso il più delle volte e con qualche folata frontale che parte dal mare e risale la Colombo.

Superiamo l'incrocio con via di Acilia, alzo lo sguardo e vedo delle inquetianti telecamere pronte a
mietere vittime da Photored/Autovelox nei prossimi giorni, quindi proseguiamo ed incrociamo prima l'Axa e poi Casalpalocco ( mitico quartiere verde di Roma). Secondo rifornimento d'acqua, oltre a quello proposto da Giove Pluvio, per ora ancora avaro. Incalzante e stimolante la musica proposta dalla banda musicale di Colonna giusto poco dopo il rifornimento.

Adesso la strada si propone in leggera pendenza. Giove Pluvio comincia a dispensare la sua magananimità e non è ambrosia, che sarebbe pure utile.
Sono così arrivato alla Pineta di Castelfusano,
teatro di tanti miei allenamenti.
Altro banchetto di supporto. Vedo degli spicchi di arancie mi ci fiondo. Bottino: 3 spicchi. Ne mangio due il terzo mi scivola via.
Dò uno sguardo all'attrezzatura tecnologica, incredibilmente sto mantenendo, non senza faticare ma con ancora margine il ritmo di 4':50". Mi si accende una luce, posso fare nuovamente il mio personale.
Arriviamo così al 17 Km, qui comicia il biscotto in salsa Ostiense, un micidiale "anda e rianda" di 3,8 km. Ma adesso devo amministrare le residue energie, senza strafare ma almeno facendo.
Mia moglie e mia figlia non riescono a centrare l'appuntamento del Km 17, 5. Troppo veloce io, oppure travolti dal micidiale ingorgo che si scatena nelle retrovie dell'Eur dopo la partenza della Roma Ostia. Ai posteri (non quelli che postano) l'ardua sentenza.

Il tratto ad andare scorre via dolcemente in favore di vento e con una miriade di scontri frontali con le goccie di pioggia, che si va facendo via via più intensa.

Giro di boa subito dopo il 19 Km. Adesso è il momento di dare tutto quello che rimane, invero poca roba. Il vento questa volta soffia contro, arrivo al 20 Km, guardo il garmin che mi risponde visivamente con 4':48". Andare Andare, sento lo speakar dire che soffia un vento contrario di 3o Km/h (o nodi ?). Spingere Spingere, arriva il 21, mancano solo 100 maledetti o benedetti metri. Non mi azzardo a sprintare ( A ndo'vai !!!). Finisco in 1h:42':50". Mio nuovo personale.

Prendo la mantellina, consegno il pettorale, prendo la busta con dentro la bella medaglia e mi avvio verso il camion a ritirare la borsa. E li incontro la
famiglia, che resasi conto di non poter onorare l'appuntamento del 17,5 Km per problemi di caos automobilistico post partenza ha
pensato di farsi trovare pronta alla festosa accoglienza presso il recupero bagagli.
Bella e calorosa festa.
A mia figlia consegno la medaglia e lei orgogliosamente se la mette al collo.

Raggiungiamo la fermata del trenino, e qui incontro il gruppo di Pistoia capitanato da Bat-Franca. Saluti ed incitamenti ed appuntamenti blogghistici.

Arriva il trenino ed ora a casa verso il meritato riposo dell'eroe ( ma guarda questo, ma chi si crede d'essere!!!).

In sintesi ecco il resoconto della gara tratto dalle schermate di Sport Tracks.


Adesso, nel mirino, sempre più grande, c'è lei, la Signora, c'è MaraRoma.

domenica 8 febbraio 2009

Mezza di Fiumicino

Spettacolo, a qualche minuto dalla partenza della gara la pioggia si ferma e persino il sole fa capolino tra un mare di nuvole che vanno dal color chiaro a quello nero notte. Sembra di stare difronte ad un  quadro.
Ero partito da casa con traquillità' poichè, per questa volta, abito dal lato giusto della città (nessun romano s'offenda è una mera considerazione traffico-topografica), ma visto che si era messo a piovere sono tornato indietro per prendere un k-way, per rinviare al  momento della partenza la decisione  se  inzupparsi  o coprirsi.

Oggi esordio con la nuova società, organizzazione ottima e buona accoglienza, ci saranno occasioni ulteriori durante l'anno per  conoscersi meglio. 

La gara: Partenza Arrivo.
Il tutto in qualche centinaio di minuti, per la precisione 104' e 22" ovvero tradotto in formato (h.mm.ss, non vi affaticate faccio io la conversione :-) ) 1h 44' 22" in real time.

Record, è il mio nuovo PB sulla distanza.
 
Bello, ma mi rimane una punta di insoddisfazione, per non essere riuscito a incrementare il ritmo nella seconda parte. Mi sembrava di essere inchiodato al ritmo di 4:55 (poco sotto poco sopra) al KM, anche quando la mia mente diceva alle mie gambe di spingere di più. L'impressione è che la preparazione alla maratona mi abbia dato resistenza alla velocità ma mi abbia fatto perdere in vivacità. O magari più semplicemente prima partivo piano e poi ne avevo per finire bene.

Comunque bella gara, il primo tratto si è trasformato in un trial tra cale d'acqua che si vedevano all' ultimo momento e poi immense pozzanghere che occupavano l'intero fronte stradale costringendoci a creare serpentoni umani lungo i bordi delle stesse.


Al 6 Km ci affacciamo su un mare che si mostra nella sua versione spumeggiante!

Poi un primo assaggio di vento, attacco al fianco. Vento a soffiare dallo spettacoloso  fronte
 marino   dritto dritto sul mio fianco destro ( e pensa se pioveva pure ...). Poi per fortuna ci buttiamo verso l'interno dell'Isola Sacra, con qualche tratto dove il vento ci soffia alle spalle.
Al 15 Km, controllo elettronico, e via ad affrontare il lungo argine, sul lato sinistro qualche volta si intravede il Tevere, nel suo tumultuoso andare al mare, e il vento che ci soffiava in faccia e sul petto. Provo a mettermi dietro qualche paravento umano, ma la cosa risultava 
abbastanza inutile. 

E così per circa 4 Km, fino a 19 quando siamo nuovamente in riva al mare. Questa volte le onde sembrano che ci vogliano toccare, ed in effetti qualcuno assaggia qualche bel spruzzo di acqua fredda.

Infine il sospirato 21 Km e di fronte il gonfiabile dell'arrivo.


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