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martedì 16 novembre 2010

Escursione a Monte Pellecchia

Eccomi qui di nuovo.
Ancora non mi riesce di parlare della mia discontinua attività da runner.
Attualmente svolgo corsa saltuaria, dove non riesco a  metter insieme 10 chilometri tuttinteri,  intermezzata da altra attività sportiva. Pertanto la mia settimana è condita di corsi di Pilates  (per miglioreare l'elasticità della mia vecchia carcassa), palestra e nuoto. Ho ingaggiato una dura battaglia con la mia mole, con alterni risultati.
Nella corsa ho però trovato una nuova compagna di viaggio, un essere  a quattro zampe che mi segue docilmente (più o meno). Si chiama Duchessa e nella corsa ha movenze veramente regali, ma di questo perleremo in qualche altro post, quando finalmente avrò percorso 10 chuilometri tutti interi e senza interruzione. Verrà giorno.

Oggi invece vi volevo raccontare qualcosa di una della altre attività in cui mi sono coinvolto in questo anno avaro di corsa. Una bella escursione lungo uno dei monti del Parco dei Lucretili, insieme alla sarabanda di Domenica con Domenico, capitanati dal carissimo Dono.

Per prima cosa vi illustro il percorso effettuato, non molto complicato, con qualche tratto di salita impegnativa, ma nel complesso scorrevole.

  


Mi ha colpito molto l'andamento cromatico del paesaggio, un susseguirsi di colori e tinte. Tutta la gamma dei colori caldi dell'autunno, incastonati nelle splendide variazioni degli azzurri di un  cielo terso, punteggiato dalle mille forme delle nuvole.




In alcuni passaggi, accanto ai colori della vegetazione si stagliavano le cime innevate dei monti oltre i 2000.
Infatti una volta arrivati a Pizzo Pellecchia, con una certa fatica,  si apriva il palco del gran teatro.
Ecco il Terminillo, poi i Corni del Gran Sasso, un po più a destra il gruppo del Velino e poi la Maiella.


Lungo la salita abbiamo incontrato non solo alberi e fiori.
 E' stato il battesimo della montagna per mia moglie. In alcuni momenti penso che mi abbia spedito a "visitare qualche altro posto", visto la fatica sostenuta e la sofferenza patita. Ma se alla fine c'è la ha fatta, allora vuol dire che poteva farlo. A parte gli effetti collaterali che ancora oggi si soffermano su tutti i muscoli delle sue gambe. Comunque un bel complimento ed un "brava", ci vuole proprio. L'essenza della corsa, ed anche del trekking, è riuscire sempre ad andare oltre i propri momentanei limiti, certo senza esagerare e senza arroganza, sicuri che quello che non si riesce a fare oggi con la dovuta costanza diventa possibile domani. Cara mia, altre scalate ti attendono :-)) .

Anche la mia nuova compagna di allenamento è venuta su insieme a noi, ben piantata sui suoi quattro appoggi,   è salita su senza difficoltà. Quando in cima l'abbiamo per un pò, lasciata libera ne aveva ancora da vendere, ed ha scorazzato felice alla velocità della luce. E si è divertita un mondo con mia figlia a "ciancicare le foglie" del sottobosco durante la discesa. In alcuni momenti la sua livrea si confondeva con i colori delle foglie, fin quasi a diventare invisibile ai nostri occhi.


Elena questa volta, ha fatto tutta la scampagnata o meglio la "smontagnata", in souplesse e con maggior facilità dell'ultima volta, quando aveva invece arrancato in modo pazzesco. In verità, a settembre l'escursione al Murolungo/Lago della Duchessa,  era decisamente più impegnativa.






Una bella gita insieme, con partenza burrascosa , causa una non perfetta logistica familiare, diventata occasione di condivisione di momenti e luoghi, a infoltire la schiera delle emozioni che diventeranno ricordo condiviso e memoria. Un patrimonio comune che fra qualche tempo ci farà guardare a queste immagini suscitando emozioni e sensazioni diverse.

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lunedì 5 ottobre 2009

Monte Nuria

... E proseguendo lungo il percorso verso il crosstraining ieri mi sono accodato ed accompagnato ad un gruppo di camminatori appeninici e mi sono dedicato al trekking.

Obiettivo scalare il Monte Nuria, bella montanga del reatino in prossimità di Antrodoco.


Campo base posto a Borgo di Fondi.

Un'allegra e variopinta brigata di almeno 30 persone si avvia, poi si ferma per attendere i ritardatari partiti da piazza Bologna e persisi dapprima in un bar di Antrodoco e poi nei viottoli per giungere al punto designato come campobase.

Il gruppo riparte e subito il sentiero si fa irto, tra le pietre bianche affioranti dal terreno, giusto per mettere la cose in chiaro. Raggiungo il compagno che ha completato la carica del mio Forerunner 305 e subito avvio il timer in modo che poi possa esserci traccia del percorso che andremo man mano a fare.

Poi un bel gradino, piatto piatto da cui lo sguardo atterra sul Terminillo.

Quando ancora la fatica è poca ci si conosce con i compagni di giornata, scoprendo comune passioni. Ecco allora l'elenco delle cime conquistate, di ricordi di epiche "ferrate" sulle Dolomiti.

Appunto le Dolomiti, sfondo di tanti racconti e di tante avventure. In qualche discorso faceva capolino la Cina, favoriti dalla presenza di una compagna di viaggio che li ha avuto i natali.

Avanti cosi attraversando qualche rovo di rosa canina (oggi ho scoperto, che al giusto grado di maturazione, quando da rosse diventano quasi marroni, si possono mangiare oltre ad essere utilizzate per gustose marmellate ed alcolici intrugli). Qualcuno soffriva qualche pena in più, stante la scelta di pantaloncini non lunghi abbastanza, quando il sentiero obbligava a passare accanto ispidi arbusti di abete. Eccoci così giunti a quota 1400 mt.

Adesso la salita si fa più ripida e la pendenza più forte. Procedo a strappi, fissando obbiettvi prossimi, e facendo fondo a tutta la mia tempra di runner. Mi dicevo "ecco un bel collinare" e di rimbalzo sentivo le pulsazioni farsi più forti. Ed ancora: "ecco una serie di ripetute in salita", e tiravo fuori un asciugamani dal mio zaino per spegnere le stille di sudore che scendevano dalla fronte. Ecco raggiunto l'ennesimo riferimento, scelto a caso tra le migliaia di pietre bianche più o meno grandi che tingevano il pendio. Tra queste mi ha colpito ( non in testa eh) una bella pietra che ricordava una mano tesa.

Tra i dubbi su quale strada prendere, febbrili consultazioni di mappe, alla ricerca dei riferimenti Cai, si scollinava una prima cima ( avevo sperato che fosse "la cima", ma il garmin batteva solo quota 1600 mt). Ed ecco difrontre a noi il nuovo obbiettivo, la Vetta.

Qualcuno del gruppo, dopo aver dato tutto non riusciva a proseguire, e veniva accompagnato sulla strada del ritorno.

Eccomi all'ultima rampa, le pause si fanno più frequenti, un morso alla barretta di "ciocorì", un ennesima pausa, una pacca sulla spalla da uno degli oltre 30 compagni di scalata, e su salire.

Mi fermo per ammirare una decina di cavalli che stavano poco sotto di noi in una valletta, alla destra della nostra cresta, che finiva in uno stagno di acqua. Belli vederli e intanto un altra rifiatata. Ultimo strappo, ultima ripetuta ed eccomi arrivato in cima, preceduto da una decina di trekkers del gruppo. Conquistato Monte Nuria, ufficialmente 1888 mt di altezza. Oltre 800 mt di dislivello.




Reciproche congratulazioni , qualche sguardo a 360° per vedere il panorma intorno. Il Terminillo, monte Giano con la nota parola scritta con gli alberi, Rieti ed ad immaginarlo il Lago del Salto.

Ed ora pranzo, 2 bei panini al prosciutto, segueiti dai dolcetti preparati da Francesca ( festeggiava il suo onomastico, ed a proposito ne approfitto per gli auguri a tutti i Franceschi/Francesche/Franche/Franchi).

Poi foto di gruppo. Il gruppo di "Domenica con Domenico" del 4 ottobre 2009 ha raggiunto la cima. Evviva !!!!
Per cortesia, fatemi avere la foto ufficiale. Siamo già a tre ore di cammino, pause comprese, e si riparte per tornare a quota 1000.

Ridiscendiamo per un altro sentiero, confortati e guidati da una coppia di trekker accompagnati da una splendida Cavalier King di nome Camilla.

Purtroppo sul garmin premo il tasto sbagliato e per circa 400 di discesa non segno il percorso.

Si vede dalla linea dritta dell'itinerario (in formato gpx).


Attraversiamo un fitto bosco, con un folto tappeto di foglie cadute prematuramente. Arriviamo quindi al rifugio a 15oo mt circa di quota. Qui incontriamo un'allegra combriccola nota come "Quelli del Nuria" che ci offrono vivande (resti del loro lauto pranzo, sigillo di una giornata iniziata il pomeriggio prima, insomma ci hanno pernottato!!!). Buonissimo il vino, ma ci siamo trattenuti, visto che ancora bisognava arrivare al campo base e da li, si doveva pur tornare a Roma.
Adesso il sentiero diventa una carrareccia, con una marea di ciottoli (massaggio di tipo propriocettivo ai piedi, vah mettiamola così). Al bivio a 1300 reincontriamo le nostre guide e Camilla che procedeva con più fatica dopo aver mangiato qualche salsiccetta offerta dall'allegra combriccola di cui sopra.

Ultime centinania di metri e eccoci arrivati di nuovo alla periferia di Borgo di Fondi. Saluti a chi era già arrivato, a qualcuno che non era mai partito (avendo desistito in partenza), e raggiunto da tutti i miei compagni di auto ripartivamo per la Salaria alla volta di Roma.
La coda incontrata e subita per circa 3 ora ve la racconto un'altra volta.

Adesso mi accommiato da voi e da tutta la banda di quelli di "Domenica con Domenico" (per chi volesse saperne di più: http://domenicacondomenico.blogspot.com/) con il desiderio di rifare qualche altra passeggiata in alta quota, certo di ritrovare quel bel clima di amicizia respirato ieri.

Ecco qui il link a sito di Gpsies per avere una mappa interattiva e con viste ulteriori della fatica.
http://www.gpsies.com/map.do?fileId=iqdrxdhwpsfwjock




Ad Maiora ( Cima)

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