Mi piace, misurare con il metro del mio passo le distanze e pesare con la mia fatica, le atmosfere che ogni posto emana.
Quindi stamattina, domenica, festa della Mamma, bella giornata, mi alzo con l'idea di andare a correre lungo l'Appia.
Lascio casa, con in mente la prima tappa. Un vivaio, dove prendere una bella pianta da donare, per conto di mia figlia, a Daniela ( mamma e moglie). Mentre indugiavo in questi pensieri, ero già sul Raccordo Anulare. Tornare indietro non si poteva, e quindi decido di proseguire verso un vivaio che mi ricordavo esistere sull'Ardeatina. Mi presento già in tenuta da corsa, ignorando sguardi spero non di commiserazione (quelli che si danno ad uno psicopatico in libera uscita :-)). Nel mezzo di un bel roseto, mi giunge la voce di Francescarun. Un breve e solidale colloquio via etere. Un condividere impotente, le sofferenze della vita.
Infine scelgo una splendida pianta di rosa color arancio screziato.
Inizia il mio storico allenamento. Ovviamente di storico, non ci sono i tempi o le velocità, ma il ripercorrere le strade millenarie, che hanno visto vicissitudini eroiche e quotidiani vissuti di persone.
Un'atmosfera che si respira a pieni polmoni, non disturbata affatto dai tanti turisti che la percorrono.
Mi avvio in direzione Tomba di Cecilia Metella, giusto per saldarmi con il tratto estremo dell'Appiarun.
Con me, come sempre la dolce ed instancabile Duchessa.
Sanpietrini si alternano a sanpietroni, A urne funerarie e votive si susseguono ville antiche e moderne.
Squarci della campagna romana che fanno intravedere vestigia antiche. Sullo sfondo gli archi del parco degli Acquedotti.
Arrivati a Cecilia Metella, sono giusto 3 chilometri percorsi, ci giriamo e torniamo indietro, non prima di aver realizzato qualche scatto. Da qui in poi, più che un allenamento di corsa diventa una passeggiata, intramezzata da tratti più o meno lunghi di corsa.
Entriamo nella villa di Capo Bove.
Click, click, qualche foto. Si ritorna sulla strada e vai il passo si affretta a diventare corsa. Ecco la fontanella che avevo avvistato e mentalmente prenotato, mentre procedevo verso Cecilia Metella. Ci rifermiamo, e Duchessa si fa il bagno.
Ennesima ripartenza, raggiungiamo il punto di inizio del tour odierno.
Prendo in braccio Duchessa ed attraversiamo via di Tor Carbone e ripartiamo con il tratto verso il raccordo, non prima di un'altra doccia animale nella fontanella, li fortunatamente offerta dal comune :-).
Percorriamo il tratto della Regina
Viarum, tra via di Tor Carbone e via di Torricola.
Questo tratto è stupefacente, (non ci sono piantagioni di cannabis, almeno a prima vista), con la affascinante villa dei Quintilli. Il percorso è bellissimo, più solitario, i turisti sono più rarefatti. Si incontrano ora ciclisti e runner. Più ciclisti che corsari.
Attraversiamo via di Torricola, e affrontiamo il tratto più esterno dell'Appia, ma sempre interno al GRA.
Questo è il tratto che oggi mi è più piaciuto. Sembra quasi di poter diventare un legionario, con i calzari ai piedi che marcia imperterrito, con destinazione, i confini meridionali dell'Impero. Non mi sorprenderei a sentir parlare in latino. Una vago eco di lingue mai morte, tintinna nell'aria.
Arriviamo oltre la linea del raccordo, superando la collinetta che nasconde la galleria Appia, e qui decido che per questa volta, finisce l'esplorazione. Ci sarà un'altra avventura da effettuare.
Dal punto di partenza questa volta conto quasi cinque chilometri. Al momento fanno un totale di oltre 10.
Pausa, seduto su qualche masso millenario, Foto a documentare. Un breve scambio di battute con una runner che sopraggiunge seguita dal suo bel cane bianco. Entrambi affaticati, ma perseveranti. Hanno ancora qualche chilometro da fare.
Si riprende la strada del ritorno.
La strada disseminata di cubetti di porfido, perfettamente allineati, permettono una falcata distesa. La parte iniziale è in leggera discesa, per oltre un chilometro, poi si increspa leggermente, ripassiamo sopra il tunnel del Gra. La veduta merita qualche foto. Ne approfittiamo per una breve pausa. Duchessa si mette in posa ai piedi di una statua di marmo.
Supero la runner con il bianco cane. Il sole è alto nel cielo, sgombro di nubi, ma soffia un "molto assai" piacevole venticello, una dolce brezza, che ristora e restaura. I tratti di camminata si fanno più frequenti, anche perchè desidero portare a ricordo i paesaggi e i quadri naturali che si susseguono.
Raggiungiamo il punto di partenza e da li ci avviamo all'auto. La rosa è ancora all'ombra e salva
Si ritorna a casa a far festa a mamma Daniela e per sua tramite a mia mamma (ora raggiunta dalla compagnia di zia Teresa), e senza scadere nella retorica, a tutte le madri.
Alla prossima avventura, alla scoperta di nuovi sentieri da percorrere.
2 commenti:
già che ci sei, considera pure i trail — dai un occhio alle mie prox gare....
Il national geografic channel ti fa un baffo
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