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martedì 21 febbraio 2012

Sardegna: Da Bonaria a Sa Sartiglia di Corsa

 E' stato un fine settimana molto intenso.
 Il cuore è stato sollecitato da emozioni forti, umane e runniche (nel senso di running, e non celtiche...) .
Sono partito venerdì sera, con un manipolo di amici per una serie di incontri per realizzare un laboratorio di socialità,  di fraternità e condivisione.

Volo Raynair, una gimkana tra misure e vincoli, (metro alla mano per individuare il grado di magrezza della mia valigia, e capire se poteva indossare il vestito che Raynair aveva predisposto).
Decollo, le ruote non fanno in tempo  a staccarsi da terra che parte una una serie di suggerimenti d'acquisto, dalla bibite, ai panini, biglietti della lotteria in stock,  grattaevinci e sigarette elettroniche (rigorosamente dopo l'annuncio che non era permesso fumare). Dopo meno di un ora siamo a Cagliari, dove ci attendono gli amici che ci porteranno ai nostri alloggi notturni.

La mattina di sabato, i nostri angeli custodi ci hanno portato al Santuario della Madonna di Bonaria, dove Padre Polo, un religioso mercedario, dall'animo profondo, ci ha fatto da guida.

In realtà ci ha aperto il suo cuore, e tra una informazione di carattere storico, ed una di carattere archeologico ci ha raccontato la sua vita e la sua esperienza, facendoci scoprire l'anima profonda della Sardegna e dei sardi, e il loro legame intenso con Bonaria, come con familiarità la chiamava.  E' stato come ci avesse fatto guardare da un pertugio da cui si avvistava, la cassa di legno con cui nel 1370 è arrivata la statua, fino ad arrivare a capire perché la capitale dell'Argentina si chiama Buenos Aires. Un momento molto intenso, quel sostare nel chiostro, passare attraverso le sale dove facevano bella mostra tanti velieri in miniatura.

Il soffermarsi sotto l'altare della Madonna di Bonaria, con Padre Poro che raccontava tutta una serie di cose, aneddoti curiosi e momenti  di vita, anche della sua vita, il patto, il sogno affidatoci.    

Poi, un giro per la parte vecchia, con veduta sulla Sella del Diavolo, e giù al Poetto, quindi passaggio a casa di amici per un pranzo con piatti sardi preparati con cura ed affetto. Gustossissimi.


Nel pomeriggio, primo incontro dove inizia il laboratorio di partecipazione.
Ipotesi di lavoro che si intrecciavano con esperienze realizzate e soprattutto vissute in prima persona. Intuizioni e fallimenti, come occasioni per nuovi proponimenti e passi avanti. Ma alla base di tutto i rapporti veri, veri dialoghi che valorizzino il bene comune e  preservino armonicamente le distinzioni.

Poi sciolto  il consesso e si è andato a continuare sotto altra forma l'incontro, che diventava stage e viva sperimentazione .

Il nuovo luogo di ritrovo è stato presso la Pizzeria "Il Maratoneta" ( neanche a farlo apposta).
Naturalmente  la pizza principale del menu era "la pizza del Maratoneta" (secondo definizione del cameriere, piena di ogni bene cui occorrono 42 Km per essere digerita; ndr: multo buona e gustosa, mi sono bastati pochi  minuti per interiorizzarla :-)), che assolutamente  non mi sono fatta sfuggire.
Naturalmente ho chiesto  il motivo di quel nome per il locale;  la ovvia risposta è stata che uno dei gestori e proprietari,  Vitalino Pireddu era ed è un divoratore di chilometri. Maratone a  gogò e tanta esperienza da consegnare ai nuovi divoratori. Anche in questo caso è stato speirmenatre come i chilometri percorsi ed i sudori versati, le sofferenze condivise annullano le  barriere ed infatti si è creata subito una grande sintonia con il signor Vitalino, che ogni tanto si affacciava alla nostra tavolata . Ad un tratto è spuntanto anche un sedicente Mago in vena di scherzi.

Il giorno dopo, alle sei e mezzo della mattina, operando un incastro con i tempi stretti della giornata che prevedevano un trasferimento in prima mattina ( alle 8:20) ad Oristano dove avremmo continuato il nostro laboratorio di fraternità  e di inculturazione, ho inserito un allenamento di corsa in Terra Sarda.

 E' stato come dire si al mio impegno con gli amici sardi ( e non solo). Un battesimo della terra, dove l'acqua santa erano i rivoli di sudore che non facevano in tempo ad arrivare sulla strada. Una corsa di oltre 10 chilometri che da Assemini (dove alcuni di noi, eravamo affettuosamente ospitati) mi ha portato a  Decimomanno, con un leggero rivolo di vento freddo, e rigorosamente dritto per non perdere la strada del ritorno.
Un si lungo dieci chilometri a quel patto di fratellanza e di mutuo sostegno. Un sì ad aiutare a crescere e svilupparsi a  tutti i progetti, spesso già in essere, che ci sono stati presentati,  tutti i laboratori di rapporti tra territorio ed istituzioni, tra persone, tra lavoratori ed imprenditori,  per realizzare un nuovo umanesimo anche nel mondo del lavoro, che veda al centro non il profitto ma l'Uomo.

Doccia, colazione e via per Oristano, un centinaio di chilometri inghiottiti in una oretta.

Arrivo, e subito strette di mani e abbracci a facce più conosciute e persone che si presentano. Inconfondibile accento, anche se da diverse parti della Sardegna. Da Ussarrumanno che non riesco a pronunciare, da Sorso, da Cagliari e qualche altra decina di posti che mi riprometto di scoprire collocati geograficamente con google maps.

Si inizia, continuando sulla stessa falsariga della sera precedente.
Ecco l'anziano agricoltore, Michele, carico di saggezza e di gioventù,  che ancora pensa come spendersi per sensibilizzare altri  a colloquiare con le istituzioni e coinvolge una ventina di sindaci. Ecco l'imprenditore che vuole fortemente continuare a tenere in vita i posti di lavoro, magari rendendo partecipi i propri dipendenti, ecco l'operaio disoccupato forzato a diventare imprenditore che coinvolge altri, ecco l'insegnante che fa rete. Ecco un gruppetto di signore pensionate che vogliono mettere a fattor comune la loro esperienza e dove non basta a volgere lo sguardo in Alto. 

Pranzo, tramezzini comparsi come d'incanto (qualcuno ha pensato amorevolmente al foraggiamento), cosciottini di pollo, e poi dulcis in fundo le zippulas o cattas, ( in ogni caso fantastiche e rapidamente sparite)

Il tempo di riorganizzarsi e i nostri amici ( sempre angeli custodi) ci portano a vedere la Sartiglia ( che bella coincidenza) a veder le evoluzioni di cavalli bardati a festa e di spericolati cavalieri.


Qualche foto.









Infine ritorno a Cagliari Elmas, imbarco un pò difficoltoso per qualche valigia che secondo i controllori si  era ingrassata.  Ma la sprimentazione di quanto vissuto in questa due giorni di studio e vita, ci fa superare l'ostacolo. Rimembriamo storielle di cucchiai più o meno lunghi utilizzati individualmente o cooperativamente. Questioni che fanno la differenza tra Infermo e Paradiso. Storielle raccontate  da Igino Giordani.
Riusciamo a partire tutti quanti. Arrivo a Ciampino e poi a casa.
Alla prossima transvolata. Arrivederci Sardegna, arrivederci amici ( un'abbraccio agli angeli custodi)

E domenica prossima la Roma Ostia.

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