Un anno fa, di questi tempi ero in piena trans agonistica. Fremevo al pensiero che di li a poco avrei preso parte alla mia prima e per ora unica maratona. Mi immaginavo, nel senso che avevo le visioni, su come mi sarei comportato lungo il percorso. Mi vedevo passare accanto alla Piramide Cestia, e poi accarezzare il Tevere, correre lungo via della Conciliazione compreso dello splendido sfondo fatto dalla Cupola di Michelangelo. Arrancare per piazza Navona, carponare per piazza del Popolo, passeggiare per Piazza di Spagna, costeggiare la Fontana di Trevi, sfiorare il Campidoglio, circumnavigare il Colosseo ed arrivare la da dove si era partiti, via dei Fori Imperiali.
La corsa poi è stata si, una conferma di queste visioni, ma anche tanto altro, alla fine sono diventate visioni mistiche, per la grande fatica e per il tumultuoso turbinio delle sensazioni ed delle emozioni.
Non nascondo, anche dietro queste belle parole, un pò, un bel pò di "rosicamento", per non poter quest'anno essere ai nastri di partenza. Certo con il cuore e la testa, sono alla partenza insieme a tutti gli amici blogger che la correranno, cui auguro di vivere una splendida emozione lunga 42 chilometri, fatta di sanpietrini e monumenti, di fatica e batticuore.
Ma non abbattiamoci, ci saranno mille e mille corse ancora, da vivere e soffrire, da fare insieme agli amici e contro i propri limiti del momento.
Non mi pongo un obiettivo specifico, perché quest'anno troppe volte sono dovuto ritornare sui miei passi, e ridefinire il target, ma certo la maratona vorrei proprio rifarla ancora. E' un emozione che ti rapisce e ti porta in una dimensione parallela che obnubila la mente (perché non ti pare di ricordare che per farla devi prepararti e per prepararti devi correre per tanti chilometri, che sono chilometri segnati dalla fatica e dalla fatica...), ma nel contempo ti fa conoscere te stesso sulla frontiera dei tuoi limiti.
E come ogni frontiera che si rispetti, si sposta sempre un pò più in là, e ti espone a nuovi arrivi che da oltre frontiera sempre arrivano.
E così conosci nuove persone, emozioni, limiti, un umanità variegata, diversa ed uguale, conosci un po di più te stesso.
Per ora limitiamoci alla nuova ripartenza, e anche agli attuali target e agli attuali limiti.
Sentire la fatica che ti piomba le gambe dopo pochi chilometri, che si contano sulle dita di una sola mano, a suo modo è confrontarsi con se stesso e le aspirazioni, che per forza di cose sono ridefinite.
Però ti fa assaporare la gioia dei primi inizi, della scoprire di poter osare cose che non sapevi di possedere. Le piccole emozioni di poter ogni giorno osare un po di più, qualche minuto in più di corsa, un percorso un po più accidentato, ritornare a scalfire i sentieri di Castelfusano o della Madonnetta, riprogrammare almeno mentalmente una garetta da fare.
E per finire ecco l'elenco dei miei allenamenti marzolini.
Da Francorre |
Lentamente e con tanta circospezione sto cominciando a macinare i chilometri. Ma che fatica!!!!
Ma quanto sudore bello e benedetto. I morsi della fatica, per quei chilometri che esattamente un anno fa macinavo come quasi riscaldamento, prima che il mio motore andasse a regime.
Ma questa è la corsa. Un collinare di situazioni, un fartlek di emozioni, un lunghissimo camminare con se stessi e con altri che condividono qualche tratto di sentiero.